27 gennaio 2011 00:00

La scuola finlandese continua ad attirare l’attenzione. In Francia, un anziano insegnante e studioso, Nestor Romero (autore di libri importanti come L’école des riches, l’école des pauvres, 2001), nel suo blog è tornato a parlare della “famosa Finlandia” a proposito dei ritmi scolastici.

Romero ripropone ancora una volta la questione. I ritmi sono eccessivi in Francia non tanto per il numero di giorni di scuola (140 contro la media Ocse di 187), quanto per la durata quotidiana di sei ore, cioè 840 ore all’anno contro le 600 delle primarie finlandesi (640 nelle secondarie).

Sappiamo, come già altra volta si è ricordato, che le prime ore di scuola al mattino e le ore fra le 13 e le 15 sono inadatte ai ritmi dell’attenzione, inutili, perfino nocive. Romero propone una drastica riduzione a quattro ore quotidiane. Ma pone una condizione: il passaggio da una “pedagogia dell’inculcazione” a una “pedagogia del progetto” con tutto ciò che questo comporta nella formazione degli insegnanti in servizio (trascurata in Francia come altrove) e della contemporanea presenza di più insegnanti in classe per elaborare e sviluppare i progetti a cui, se vengono davvero interessati, gli alunni penseranno anche fuori di scuola.

Condizione e implicazioni pesanti, necessarie ma forse non sufficienti. Intorno alle scuole ci vorrebbe la cultura diffusa (giornali, libri, biblioteche, internet, musica) dei paesi del nord, qualcosa che manca altrove, come in Francia, a tacere, pudicamente, dell’Italia.

Internazionale, numero 882, 28 gennaio 2011

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