06 ottobre 2011 00:00

Per valutare la scolarità dei paesi del mondo si guarda anzitutto alla quota di maschi e femmine usciti dall’analfabetismo. Ma per i paesi dell’Ocse o del G20 questo non basta, bisogna guardare, secondo Andreas Schleicher, alla popolazione con istruzione universitaria. Education at glance 2011 permette una lettura diacronica di questa realtà. Chi ha tra i 55 e i 64 anni ci dà la situazione di circa quarant’anni fa, chi ne ha 25-30 quella del 2000.

Quarant’anni fa i livelli più alti di laurea­ti, oltre il 40 per cento, erano quelli di Canada, Russia, Israele e Stati Uniti. Questi ultimi due paesi si sono poi fermati, Canada e Russia invece no, e dal 40 e 45 per cento circa di giovani laurea­ti dell’epoca sono saliti oggi a 55. Si è fermata anche la Germania, a un livello più basso, intorno al 25 per cento, nel 1970 superiore alla media Ocse e G20 e oggi non più. Guardando agli anziani, 40 anni fa poco sotto il 10 per cento c’erano Portogallo e Brasile, intorno al 10 o poco più Turchia, Italia, Messico, Repubblica Ceca e Slovacchia, intorno al 12 Polonia e Corea del Sud.

Per molti molto è cambiato. Italia, Messico, Repubblica Ceca e Slovacchia hanno raggiunto e superato il 20 per cento. Altri hanno corso assai di più. La Francia da meno di 20 al 45, la Polonia da poco sopra il 10 al 35. Trenta punti percentuali in quarant’anni hanno guadagnato Giappone (60) e Irlanda (50). Il grande balzo è quello della Corea del Sud: da poco più del 10 per cento di laureati anziani, alla vetta mondiale di oltre il 60 tra i giovani.

Internazionale, numero 918, 7 ottobre 2011

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