Cresce ancora il flusso internazionale di studenti che si spostano dal paese nativo per frequentare l’università in un paese straniero. Ormai se ne occupano non solo i centri specializzati, come Campus in Francia, ma istituti statistici, come l’Istat, oltre all’Unesco. Le iscrizioni di non nativi hanno superato largamente i due milioni. Il principale paese d’attrazione restano gli Stati Uniti, con quasi 800mila stranieri iscritti. Seguono il Regno Unito con più di 400mila e la Francia che ha superato ora i 300mila. Una novità di questi anni è l’ingresso dell’Australia tra i paesi più attrattivi. Seguono a distanza Germania, Cina e Italia, che nel 2014 contava quasi 70mila iscritti stranieri (erano poco più di 30mila nel 2003).

I cinesi sono costantemente presenti con quote consistenti nella composizione dei clerici vagantes dei singoli paesi: studenti e studentesse cinesi in università straniere sono quasi un terzo dell’intera massa migrante. Tra gli esportatori seguono India, Corea del Sud, Germania, Arabia Saudita. Anche gli statunitensi si spostano. In Europa, oltre i tedeschi, i più mobili sono spagnoli, francesi e italiani. I britannici sono invece tra i più pigri del mondo: appena diecimila espatriati. Qualche paese soprattassa o trascura gli stranieri. Francia e Australia hanno fatto i conti: l’afflusso dei vagantes con il suo indotto porta cifre significative. Così ora nuove norme ne favoriscono l’accoglienza e facilitano la loro vita.

Questa rubrica è stata pubblicata il 28 ottobre 2016 a pagina 120 di Internazionale. Compra questo numero| Abbonati

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