18 aprile 2018 12:46

Il 7 aprile, un sabato, il commissario elettorale del Bengala Occidentale, Amarendra Singh, ha convocato un vertice degli osservatori elettorali presso l’auditorium Sisir Manch di Calcutta. Singh ha detto ai suoi colleghi di essere esasperato dalla “totale anarchia in corso nello stato”. Ha poi raccontato di “almeno sei incidenti di natura anarchica in tutto il territorio”. Si tratta di un’espressione grave, che indica come l’amministrazione statale abbia perso il controllo delle piazze.

Nel Bengala Occidentale, governato dal Trinamul congress (Tmc), si devono svolgere le elezioni statali per eleggere 42mila rappresentanti di 91 milioni di abitanti. Le elezioni sono previste per la prima settimana di maggio. In diverse località, degli uomini legati al Tmc hanno aggredito alcuni candidati dell’opposizione mentre andavano a iscriversi nelle liste elettorali.

Se queste violenze fossero avvenute nelle aree rurali del Bengala Occidentale, i quotidiani avrebbero potuto non accorgersene. Ma quel sabato il Tmc ha potuto inviare le sue bande armate nel cuore di Calcutta per sbaragliare ogni possibile oppositore. Gli sgherri del Tmc, infatti, hanno attaccato anche i candidati del Partito del congresso e quelli del partito di destra, il Bharatiya janata party. Poco importa che questo partito sia al potere a New Delhi. Il Tmc vuole dominare nel Bengala Occidentale. E distruggere ogni forma d’opposizione è il modo migliore di ottenere il potere totale.

Grammatica dell’antidemocrazia
Quel che sta succedendo nel Bengala Occidentale è parte integrante di un processo in atto nel resto del mondo. Ci sono voluti secoli di lotte perché la classe lavoratrice ottenesse il diritto di eleggere i suoi rappresentanti. Ma questo diritto sembra diventato troppo costoso. In tutto il mondo, dall’India al Messico, è diventato evidente che le élite al potere non sono disposte a estendere i diritti democratici a tutti. Più precisamente, hanno deciso di sopprimerli.

La grammatica dell’antidemocrazia è molto sviluppata. Eccone un piccolo e incompleto manuale.

Arresto dei candidati rivali
In Brasile il favorito alle elezioni presidenziali di ottobre, Luiz Inácio Lula da Silva, è stato arrestato ed è improbabile che il tribunale gli conceda di candidarsi. In Turchia i due leader del Partito democratico del popolo (Hdp), Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, sono in prigione, i loro seggi sono stati sottratti al loro partito e l’esistenza stessa di quest’ultimo è oggi minacciata.

Frodi elettorali
Il Messico organizzerà delle elezioni presidenziali a luglio. Il candidato favorito nei sondaggi è Andrés Manuel López Obrador del partito di sinistra Morena. Per Obrador sarà il terzo tentativo di diventare presidente. Ha vinto le elezioni del 2006 ma gli è stato negato il diritto di ricevere l’incarico. Obrador ha dichiarato che si è trattato di una truffa elettorale.

Pochi mesi fa, in Honduras, Salvador Nasralla della coalizione di sinistra Libre-Pinu era chiaramente in testa nel conteggio dei voti per le presidenziali quando le macchine elettorali sono state fermate. Quando hanno ripreso, il candidato di destra in carica si è ritrovato in testa e ha poi vinto le elezioni.

Uso della forza
In Kenya, prima delle elezioni del 2017, il partito al potere è ricorso con evidenza alla violenza dell’esercito e della polizia per intimidire i candidati e gli elettori dell’opposizione. La violenza sessuale è stata usata come arma contro la democrazia. Si è trattato quasi di una ripetizione delle violenze elettorali che il Kenya aveva conosciuto tra il 2007 e il 2008.

In Colombia, le forze paramilitari hanno già cominciato a intimidire i sostenitori delle Farc, con omicidi e minacce. A gennaio, due ex guerriglieri delle Farc, Wilmar Asprilla e Ángel de Jesús Montoya Ibarra, avevano organizzato un incontro locale a sostegno di un candidato di sinistra per il seggio di Antioquia. Entrambi sono stati freddati da un colpo di arma da fuoco.

Uso dei disordini
In India il partito al potere Bjp ha alimentato conflitti religiosi per spingere alcuni elettori lontano dalle urne e obbligare altri a votare. Alcune inchieste sui disordini precedenti al voto mostrano che questi hanno avuto una chiara influenza sul comportamento degli elettori. Nello stato dell’Uttar Pradesh, per esempio, i disordini di Muzaffarnagar del 2013 hanno contribuito alla vittoria del Bjp. Subito dopo essere diventato primo ministro dello stato, Yogi Adityanath ha ritirato 131 procedimenti penali a carico degli autori dei disordini. Si è trattato di un regalo a quanti avevano contribuito alla sua elezione.

Disinformazione
Negli Stati Uniti ci si chiede quale sia stato il ruolo dei social network nella vittoria elettorale di Donald Trump alle presidenziali del 2016. Ma si tratta di un fenomeno mondiale. In India il Bjp ha finanziato dei troll, che hanno trascorso le loro giornate a diffondere storie tendenziose sugli avversari.

In Zambia, i politici del partito al potere Fronte patriottico sono arrivati al punto di suggerire che il neonato Partito socialista incoraggi le “attività omosessuali” (in un paese dove sfortunatamente, come eredità delle leggi coloniali britanniche, l’omosessualità è illegale).

Quello che sta succedendo nel Bengala Occidentale è un elemento nuovo di questa grammatica dell’antidemocrazia in pieno sviluppo.

A Nalhati, nel Bengala Occidentale, Hiroo Let stava andando con Ramchandra Dome a depositare delle candidature elettorali. Hiroo Let, attivista del Cpi-m, proviene dalla comunità dalit (i fuori casta). La bomba lanciata contro di loro si è frammentata, ferendo Hiroo Let che è caduto a terra. Alcuni attivisti del Tmc si sono avventati su di lui, picchiandolo senza pietà. Quando Hiroo Let è stato portato al Burdwan medical college, i dottori hanno rilevato che la sua mascella era stata fratturata e il suo corpo ferito dall’esplosione e dalle percosse. C’è un relativo silenzio sulla violenza subita da Hiroo Let. Non sono circolati appelli su internet dedicati a lui. Niente viene detto a proposito di quest’uomo sul cui corpo è stato scritto un necrologio per la democrazia.

(Traduzione di Federico Ferrone)

Questo articolo è uscito su Alternet.

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