21 ottobre 2010 00:00

Una tegola di zinco ha preso il volo disegnando un’incredibile coreografia in aria prima di cadere sul tetto di un altro edificio. Le raffiche di vento del ciclone tropicale Paula hanno spezzato rami, provocando ventidue frane all’Avana e lasciandoci per più di un giorno senza elettricità.

In un’isola abituata al passaggio di forti uragani, questa piccola meteora dal nome di donna è stata una sgradevole sorpresa. L’imprevisto è dipeso dal fatto che i mezzi d’informazione non hanno voluto scatenare l’allarme o hanno sottovalutato gli effetti delle raffiche di vento sulle case decrepite della capitale. Paula ha reso evidente che le autorità non vogliono aggiungere neanche un pizzico di malessere alla già critica realtà. In altre circostanze ci avrebbero detto di rinforzare le finestre e seguire i comunicati ufficiali.

Oggi, per le strade, le battute contro l’istituto di meteorologia si mescolano alle critiche contro la protezione civile, che non ha sospeso le lezioni a scuola. Alla vigilia dell’arrivo di Paula i tg hanno dedicato più di 25 minuti alla quarta parte di una riflessione di Fidel Castro. L’ex presidente ha snocciolato dettagli interni della politica statunitense, mentre tutti ci aspettavamo notizie sulla tempesta tropicale.

Chi ha ordinato alla stampa di non alimentare l’allarme ha ancora un tetto. Ma molte altre persone si ricorderanno di Paula come del giorno in cui hanno visto crollare la loro casa o hanno perso definitivamente la fiducia nei mezzi d’informazione ufficiali.

*Traduzione di Sara Bani.

Internazionale, numero 869, 22 ottobre 2010*

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