12 gennaio 2012 00:00

Il cantante intona una delle sue vecchie glorie. Il pubblico è in delirio e lo accompagna cantando il ritornello. Questa settimana abbiamo partecipato a uno dei tanti concerti di musica trova che vengono organizzati a gennaio nella provincia di Santa Clara.

Sono canzoni piene di romanticismo, affrontano questioni sociali difficili, descrivono situazioni ridicole o momenti sublimi. La trova è un genere musicale che ha avuto la sua epoca d’oro negli anni settanta e che ora comincia a perdere peso rispetto a generi musicali più commerciali. Molti giovani non vogliono sentir parlare di canzoni di denuncia, preferiscono spassarsela ed evadere dalla realtà. Vanno in discoteca per fuggire dal mondo. Per questo quelle canzoni con una forte componente ideologica, in cui si parlava dell’uomo nuovo e dei successi rivoluzionari sono condannate a finire nello scrigno dei ricordi.

A Cuba, tuttavia, sono ancora molti i cultori della trova, quarantenni dai capelli lunghi, con la chitarra in mano e la camicia a maniche lunghe, persone che non vogliono fuggire dalla realtà. Siamo ancora in molti a commuoverci ascoltando i testi di Silvio Rodríguez, anche se siamo separati da un abisso di divergenze politiche. La trova è una questione di ricordi e serve a evocare il primo amore, i momenti difficili, il primo bacio, ma niente di più. Questo festival che si è appena concluso è stato una commemorazione dei tempi passati. Dio lo salvi e salvi anche tutti i bei ricordi che ci ha lasciato.

*Traduzione di Francesca Rossetti.

Internazionale, numero 931, 13 gennaio 2012*

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