26 settembre 2014 11:40

Alla paura per l’avanzata dei miliziani dello Stato islamico in Iraq e in Siria, si è aggiunta la preoccupazione per i bombardamenti della coalizione internazionale. Seguendo alla tv una seduta dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, Ziad Muhsin, 55 anni, proprietario di un caffè, ha commentato: “Gli iracheni stanno tra l’incudine e il martello. Siamo nella morsa di due coalizioni internazionali”. Da una parte, quindicimila combattenti jihadisti stranieri; dall’altra, i governi di decine di paesi – tra cui cinque stati arabi – guidati dagli Stati Uniti. “Cosa resta della sovranità nazionale dell’Iraq?”.

C’è un’altra questione che assilla gli iracheni: l’Arabia Saudita combatte contro i miliziani dello Stato islamico in Iraq, ma allo stesso tempo i suoi imprenditori e le sue tv continuano a fornire sostegno finanziario e ideologico ai jihadisti. Per caso il governo saudita sta cambiando la sua politica verso l’Iraq e la Siria?

Gli stessi dubbi riguardano l’Iran. Il governo di Teheran è rimasto fuori dalla coalizione guidata da Washington, ma allo stesso tempo il presidente Hassan Rohani ha annunciato che aiuterà Baghdad a sconfiggere lo Stato islamico. Tuttavia non è chiaro come farà considerato che i sunniti iracheni non vedono di buon occhio le milizie sciite irachene sostenute dall’Iran (che oltretutto minacciano di attaccare i soldati statunitensi se oseranno mettere piede in Iraq).

Con tutte queste pressioni interne ed esterne, come farà il governo iracheno a cambiare politica? “Siamo nel bel mezzo di eventi di portata storica, ma non abbiamo nessuna idea di dove stiamo andando”, ha commentato Ziad.

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