19 settembre 2017 14:41

Alla fine si intravede un segnale di pace proprio mentre è sul punto di scoppiare una guerra tra Baghdad ed Erbil. Dieci giorni prima del referendum curdo (25 settembre) il presidente del governo regionale del Kurdistan (Krg) Masud Barzani ha fatto un piccolo passo indietro, dichiarando a una delegazione internazionale l’intenzione di mettere in discussione la sua leadership politica per rispondere alla loro proposta di un’alternativa al referendum.

La delegazione comprendeva Ján Kubiš, rappresentante speciale del segretario delle Nazioni Unite, l’ambasciatore britannico in Iraq, Frank Baker, l’ambasciatore statunitense in Iraq, Douglas Silliman, l’inviato speciale presidenziale degli Stati Uniti per la coalizione contro il gruppo Stato islamico (Is), Brett McGurk, e il console generale degli Stati Uniti a Erbil, Ken Gross.

Tutti si sono rifiutati di riconoscere legittimità al referendum. Nella conferenza stampa successiva all’incontro McGurk ha rifiutato di svelare quale fosse l’alternativa proposta dalla delegazione internazionale. Ha detto solo che il voto sull’indipendenza è “imprudente” e “intempestivo”. Secondo alcune fonti però, la proposta vorrebbe affidare alle Nazioni Unite la soluzione del problema tra Baghdad ed Erbil.

Il rinvio non è una soluzione definitiva, ma per entrambi i contendenti significa evitare la possibilità di un’altra guerra tra due eserciti che si fronteggiano sui giacimenti petroliferi nella città di Kirkuk. Un sanguinoso duplice attacco condotto il 14 settembre con armi da fuoco e un’autobomba nella città di Nassiryia, nell’Iraq meridionale, ha segnalato a curdi e arabi che l’Is è ancora attivo. Un solo attacco ha provocato 50 morti e 87 feriti. Al momento dell’attentato il primo ministro iracheno Haider al Abadi si trovava in città. Un’altra guerra con i curdi sarebbe troppo per lui.

Per Barzani è più complicato, vista tutta la campagna a favore del referendum. Dopo il suo incontro con la delegazione internazionale ha pochissimo tempo a disposizione per dare una risposta. Il 21 settembre incontrerà i leader dei partiti curdi per riferirgli dell’alternativa internazionale. Il 22 settembre si terrà la prima seduta del parlamento curdo dopo due anni di congelamento. Al termine della seduta dirà al suo popolo: “Non è stata una mia idea, ma altri hanno pensato di rinviare il referendum”.

(Traduzione di Giusy Muzzopappa)

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