06 ottobre 2017 16:43

Il feretro di Jalal Talabani è arrivato a Sulaymaniyya (360 chilometri a nord di Baghdad) avvolto dalla bandiera curda, come ha voluto la moglie. Gli abitanti e il governo di Baghdad si aspettavano che arrivasse nella capitale, perché Talabani è stato presidente dell’Iraq, degli arabi e dei curdi, e che la bara sarebbe stata avvolta nella bandiera irachena. Si aggiunge così un altro motivo di tensione tra il governo centrale e quello della regione autonoma del Kurdistan (Krg).

Il cambiamento è stato deciso all’ultimo momento per rispettare il volere della vedova, Hero Ibrahim Ahmed.

A Sulaymaniyya, dove Talabani viveva e dirigeva l’Unione patriottica del Kurdistan (Puk), il secondo più importante partito della Krg, Ahmed ha criticato duramente il governatore della regione, Massoud Barzani, per la scelta d’indire un referendum sull’indipendenza. “Si è trattato di un grave errore”, ha detto, “perché ha preso la decisione senza confrontarsi con gli altri partiti”. Allo stesso tempo Baghdad ha rafforzato i termini dell’embargo nei confronti della Krg.

La scomparsa di un mediatore
Secondo il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, la Turchia, l’Iraq e l’Iran metteranno in piedi un piano comune per impedire l’esportazione di petrolio proveniente dal Kurdistan iracheno. Il governo iracheno ha impedito il trasferimento di dollari dalla banca centrale di Baghdad a quelle delle città curde. I falchi del parlamento di Baghdad hanno impedito ai rappresentanti curdi di partecipare ai lavori della camera fino a quando non disconosceranno i risultati del referendum.

Mentre crescono le tensioni tra Baghdad ed Erbil, gli abitanti di entrambe le regioni hanno la sensazione che Talabani sia morto in un momento politico molto delicato, proprio quando l’Iraq aveva più bisogno di lui, in quanto figura di riconciliazione e convinto assertore della fratellanza tra curdi e arabi.

(Traduzione di Federico Ferrone)

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