19 ottobre 2016 17:29

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Ho avuto l’onore di intervenire al Jewish community center di San Francisco nell’ambito del loro ciclo di conferenze Uninhibited: about sex. Il pubblico scriveva le domande su alcuni foglietti, e a rivolgermele era il bravo Jourdan Abel, che quella sera indossava uno splendido maglione a tema “utero”. Di seguito ecco alcune delle domande che abbiamo ricevuto dal pubblico, ma a cui Abel e io non siamo riusciti a rispondere durante la nostra chiacchierata.

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Con il mio ex ho fatto il sesso migliore della mia vita. Mi scopava duro, aveva un cazzo enorme e quando veniva me la faceva mangiare col cucchiaio. Io impazzivo. Manco a dirlo eravamo incompatibili su altre cose. Il mio attuale fidanzato è un tipo più soft. Molto. Più. Soft. Quando mi masturbo penso al mio ex e non riesco a non sognare che il mio ragazzo mi faccia leccare il suo sperma da un utensile da cucina. In altre cose (non sessuali) siamo molto compatibili. Continuerò a fantasticare sul mio ex per sempre?

Sì, a meno che tu non dica all’attuale fidanzato cos’è che manca nella vostra vita sessuale e/o ti faccia dare il permesso di soddisfare da un’altra parte il tuo bisogno di farti scopare duro e imboccare con il cucchiaio.

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Come si fa a combattere i discorsi omofobici in una società che perdona e promuove i comportamenti omofobici?

L’omofobia – così come la misoginia, sua sorella maggiore – si combatte uno studente delle medie impaurito alla volta. Ovviamente ricordando che “studente delle medie impaurito” è una condizione mentale, non una fascia d’età.

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Parlando di rapporti gay tra maschi, cosa ci puoi dire del confine psicologico tra l’essere degli alfa nel mondo e dei beta nel letto?

Il confine alfa nel mondo/beta nel letto è parecchio labile, sai, non è che ha le torri di sorveglianza, il filo spinato e se attraversi ti sparano tipo muro di Berlino (se non sapete cos’è, ragazzi, googlatelo). È un confine che esiste solo nella nostra testa. E una volta inculcato nelle nostre teste dure questo concetto, scopriamo non solo che il confine alfa nel mondo/beta nel letto è facile da attraversare, ma anche che attraversarlo ripetutamente – violarlo brutalmente, con gioia e a volontà – è una figata pazzesca.

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Di cognome fai davvero Savage? Anch’io! Mia madre ha tenuto il cognome da nubile, io ho preso il suo, e lei è una psicoterapeuta sessuale! Siamo entrambe tue grandi fan. Non è che puoi salutare la dottoressa Linda Savage? Secondo me la farai morire.

Salve, dottoressa Linda Savage! La prego, non muoia.

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Tu cosa fai quando non riesci a far venire il partner?

Io? Gli restituisco il cazzo e vado a prendermi un gelato, ma tu, quando non riesci a far venire il/la partner, non devi fare quello che faccio io. Ecco cosa si può fare: continuare a provare, chiedere ai partner di cos’hanno bisogno, incoraggiarli, se necessario, a “finire da soli” (senza mettere su il muso, senza farli sentire in colpa perché ci fanno sentire inadeguati, e senza trattarli come se fossero guasti/avessero qualcosa che non funziona). Proporgli allegramente di tenerli stretti o toccargli le tette o leccargli il culo mentre concludono, e pure di andargli a prendere un gelato, to’! Tutto quel che serve.

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Oggi il porno è così facile da reperire. Che effetto ha questa cosa sulla società?

Ecco un effetto positivo (tra i tanti): la maggiore reperibilità del porno ci ha costretto a piantarla di fingere che un solo tipo di sesso – eterosessuale con lui sopra – interessi tantissimo a tutti quanti. Grazie all’Interwebs possiamo sapere cosa cerca davvero la gente (e non è sempre roba etero), dove lo cerca (un saluto al grande stato dello Utah, che detiene il record nazionale di consumo pro capite di porno!) e per quanto tempo lo guarda (abbastanza da concludere). Ed ecco un effetto negativo (tra i tanti): l’onnipresenza del porno, unita a un’educazione sessuale generalmente pessima – almeno negli Stati Uniti e in Canada – fa sì che il porno svolga una funzione per cui non è pensato, e che quindi non la svolga bene. Mi riferisco ovviamente all’educare i giovani al sesso. Se non vogliamo che sia il porno a farlo, e no che non lo vogliamo, allora dobbiamo creare dei programmi di educazione sessuale completi che coprano tutto: sesso etero, queer, con partner, da soli, identità di genere, consensualità, pratiche alternative, e come diventare consumatori di porno attenti, informati e critici.

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Qual è la cosa che ti preoccupa di più dell’attuale clima politico/campagna elettorale?

Che vinca Donald Trump. Non mi preoccupa affatto la potenziale distruzione/implosione del Partito repubblicano – se lo meritano, quelle teste di cazzo – ma la violenza politica. Mi preoccupa che chi ha la pelle nera o scura, messicani, musulmani, afroamericani, debba subire più violenze politiche/sociali/economiche di quelle che subisce già. Morirà della gente, se vince Trump. È un momento terrificante.

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A che tipo di fluido o atto sessuale daresti il nome di Donald Trump?

“Trump”, come ho scritto in un’altra rubrica, possiede già un significato alternativo più preciso. La massima autorità in materia di inglese è l’Oxford english dictionary, ed ecco cosa trovi sotto il verbo “trump” su oed.com: “Per analogia con il suono di una tromba… emettere un peto in modo udibile”. Perciò ricordate, bambini, quando vedete Donald Trump davanti a un microfono, non sta parlando. Sta scoreggiando.

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Cosa dice il galateo a proposito di social network e relazioni aperte?

Dipende tutto dalle preferenze della coppia/trio/quartetto/squadra in questione. Se una certa coppia eccetera vuole mantenere un’apparenza di monogamia, se vuole evitare il marchio sociale, i giudizi, le paranoie dei genitori, eccetera, allora è meglio non disseminare Facebook e/o Instagram di prove del fatto che hanno una relazione aperta. Se in una certa coppia/trio/quartetto/squadra ci sono disaccordi interni sulla discrezione in materia di social network, può essere che il prezzo da pagare per i partner sia non rivelare nulla sulla persona che preferisce essere discreta.

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Cos’è che ti è piaciuto di più dell’orgia che hanno organizzato per i tuoi 50 anni?

Il fatto che non ero invitato. #NonAmoLeOrge

(Traduzione di Matteo Colombo)

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