20 settembre 2017 16:28

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono un etero di 35 anni. Ho conosciuto una donna carina attraverso i canali classici, è scattata la scintilla e ci stiamo avvicinando sempre di più. Credo che entrambi stiamo pensando di “passare al livello successivo”. Intellettualmente siamo sulla stessa lunghezza d’onda, ci piace lo stesso tipo di socialità e insieme ci divertiamo un sacco. Quale problema potrà mai esserci? La mia amica ha deciso di comunicarmi che è transgender, non operata, e che non intende sottoporsi al cambiamento di sesso. Sono rimasto abbastanza sotto shock. Non sono omofobo, anche se non ho mai avuto esperienze gay. Ho una mentalità aperta, eppure sento un blocco psicologico. Questa persona mi piace, mi piace il rapporto che si è creato, e voglio andare avanti. Ma sono in uno stato di confusione.

Confused Over Complicating Knowledge

Fammi prima chiarire una cosa, COCK: questa donna carina non è un uomo, per cui il sesso con lei non sarebbe “un’esperienza gay”, e il termine “omofobia” non è pertinente.

Passando oltre…

Tu sei eterosessuale, ti attraggono le donne, e alcune donne – come a questo punto avrai capito – hanno il cazzo. A te il cazzo piace? Potresti sviluppare una passione per il cazzo? Riesci a immaginare di fare un eccezione per il suo cazzo? Va benissimo anche se la risposta a una o tutte queste domande è “no”, COCK, e non amare il cazzo non significa essere transfobici.

Evan Urquhart, che scrive di questioni trans per Slate, sostiene che oltre a essere gay, etero, bisessuali, pansessuali, demisessuali eccetera, alcune persone sono fallofile e altre vaginofile, ovvero che alcune (forse la maggior parte) hanno una netta preferenza o per i/le partner con il cazzo o per quelli/e con la vagina. E alcune (forse la maggior parte) vogliono che il cazzo ce l’abbiano gli uomini e la vagina le donne.

“Non c’è niente di cui vergognarsi, a patto che il sentimento non nasca dall’ignoranza o dall’odio”, scrive Urquhart. “Gli adulti maturi devono poter parlare apertamente della propria sessualità, specie con i potenziali partner, e senza trattare come un oggetto o umiliare chi sia portatore di un’attrezzatura non di suo gradimento”.

Ad alcuni maschi eterosessuali il cazzo piace un sacco (le donne trans con un partner maschio di solito non stanno con uomini gay, e le donne trans che fanno lavori sessuali in genere non hanno come clienti maschi gay), alcuni maschi etero sono disposti a fare un’eccezione per un cazzo in particolare (dopo essersi innamorati di una donna che lo possiede), ma alla maggior parte dei maschi eterosessuali il cazzo non piace (con l’eccezione del proprio).

Siccome tu non sai bene cosa fare, ti consiglio di continuare a frequentarla, tenendo la mente aperta e continuando a procedere con lentezza. Prima di portare il rapporto al livello successivo hai una serie di informazioni nuove da elaborare, e alcune cose – o quantomeno una – su cui riflettere. Ma non tirarla troppo per le lunghe. Se capisci che l’uccello è un ostacolo insormontabile, concludi la relazione in modo compassionevole e veloce. Non ha senso continuare a vederla “per gentilezza”, se sai che non c’è possibilità di una relazione. Perché alimentare false speranze è sempre una mossa del cazzo.

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Qualche mese fa ho cominciato a frequentare una persona. Ho chiarito all’inizio che non me la sentivo di impostare la relazione come non monogama. Questa persona mi ha detto che di solito non sarebbe la sua preferenza, ma che al momento non le interessa vedere nessun altro e con la monogamia non ha problemi. Non è che io non mi fidi, e lei non ha mai dato segno di essere scontenta della nostra situazione, ma non riesco a togliermi di dosso il timore che, pur non ammettendolo (forse nemmeno a se stessa), questa persona preferirebbe che il nostro rapporto fosse più aperto, e che le sto togliendo qualcosa d’importante. Chi di solito non pratica la monogamia può sentirsi appagato da una relazione “chiusa”? È una cosa che può funzionare o poi col tempo si accumula risentimento?

–Deliriously Anxious Monogamist Nervously Inquires Today

Se starete insieme per sempre – cosa che generalmente s’intende per “funzionare” – il/la tua partner finirà sicuramente per provare risentimento. Potrebbe essere per questo motivo, DAMNIT, o per altri, ma chiunque abbia rapporti lunghi ce l’ha con il partner per qualcosa. Se quindi il prezzo che questa persona è disposta a pagare è la monogamia, tu lasciaglielo pagare. Al mondo ci sono un sacco di persone che hanno relazioni chiuse e preferirebbero averle aperte, e viceversa. E poi ricorda: ciò che funziona per voi come coppia – e ciò che desiderate come individui – con il tempo può cambiare.

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Il rapporto con mio marito va male. Stiamo insieme da dodici anni, e siamo stati sposati per otto prima di divorziare l’anno scorso. Abbiamo dei figli piccoli. Quattro mesi dopo il divorzio ci siamo riappacificati, nonostante io avessi avuto una relazione extraconiugale. Sono da sempre abituata a sabotarmi da sola, ma nel rapporto con lui è diventata quasi una costante. Tutti mi ritengono una persona intelligente e buona che ogni tanto fa qualche errore, ma con lui non sono così. Con lui sono tremenda. Faccio promesse che non mantengo e non faccio le cose giuste per farlo sentire amato, anche se di cose affettuose ne faccio. Siamo andati diverse volte dal terapista di coppia, ma io metto sempre i bastoni tra le ruote. In terapia ci sono andata diverse volte anche da sola, con risultati simili. Riesco sempre a far schierare il terapista dalla mia parte e di cambiamenti veri non ce ne sono mai. Voglio cambiare ma non cambio. Voglio smetterla di fargli male ma continuo a farlo. Lui pensa che io non abbia mai davvero combattuto, né per lui, né per il nostro rapporto. Perché non riesco a cambiare?

-My Enraging Self-Sabotaging

Difficilmente riuscirò a fare per te per iscritto quello che tre terapisti di coppia e tutti gli altri colleghi non sono riusciti a fare di persona, ovvero aiutarti a modificare i tuoi comportamenti. Questo sempre che a dover essere modificati siano i tuoi comportamenti. Ti ha mai sfiorato il pensiero che forse c’è un motivo, se tutti i terapisti che vedi finiscono per schierarsi dalla tua parte? È possibile che il problema non sia tu? Sei davvero tremenda, MESSY, o è tuo marito ad averti convinto che lo sei per avere il coltello dalla parte del manico? (sì, certo, tu hai avuto una relazione extraconiugale. Lo fanno in tanti, e tanti sono i matrimoni che poi sopravvivono).

Se lui non ti sta manipolando – se non sei vittima di un abuso psicologico da esperti – e se sei davvero una persona tremenda e tutti gli sforzi fatti per cambiare sono stati vani, MESSY, allora forse dovresti smetterla di provarci. Sei quello che sei, tuo marito sa chi sei e se vuole stare con te, per tremenda che tu sia (o che lui sia riuscito a convincerti di essere), è una decisione sua e deve assumersene la responsabilità. Con “smetterla di provarci” non intendo che devi smettere di sforzarti di migliorare come persona o diventare più affettuosa come compagna – quello è uno sforzo che dovremmo fare tutti sempre – ma non puoi passare il resto della tua vita sul lettino dello psicanalista. E nemmeno alla gogna.

Se è vero che rendi tuo marito infelice, è lui a doverti lasciare. Se è il matrimonio (o lui) a rendere infelice te, devi lasciarlo tu. Ma se nessuno dei due intende andarsene, MESSY, allora dovrete semplicemente fare quel che potete dei vostri caratteri incasinati e del vostro incasinato matrimonio.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Questa rubrica è stata pubblicata su The Stranger.

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