15 dicembre 2017 17:23

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Sono una trentenne attraente. Qualche giorno fa sono rimasta bloccata su un vagone della metro molto affollato. Mi sono infilata accanto al più bello tra quelli che si reggevano alla maniglia, piazzandomi davanti a lui come se stessimo ballando un lento, spingendogli le tette contro e praticamente seduta sulla sua gamba. Eravamo così vicini che avevo la testa sopra la sua spalla – sentivo come un’elettricità scorrergli nel corpo – e siamo rimasti così fino alla mia fermata. Un attimo prima di andare gli ho sussurrato: “Mi piaci molto”. E lui mi ha sussurrato: “Anche tu”. Mi era già capitato di farlo su altri treni. Sono i miei ricordi erotici più cari, e mi è sembrato che loro apprezzassero. Ma anche Charlie Rose era convinto di “rispondere a un sentimento condiviso”. Per cui volevo chiederti: sono una palpeggiatrice?

–Tiresome Reality Arrogates Intimate Nearness

Eh, già.

Qualcuno ti direbbe che il modo più semplice per capire se il tuo comportamento è sbagliato sarebbe chiedersi: “Se un maschio facesse la stessa cosa a una donna su un mezzo pubblico a te andrebbe bene?”.

Ma una donna che cerca il più bono della metro e non solo, gli piazza pure le tette addosso e non solo, gli si piazza a cavalcioni sulla gamba occupa un contesto completamente diverso da quello di un uomo che fa la stessa cosa a una donna.

Come ho scritto poco tempo fa sul mio blog: “Gli uomini non sono costretti a schivare costantemente attenzioni sessuali non richieste, non subiamo livelli epidemici di violenza sessuale, e di conseguenza non conviviamo quotidianamente con la paura di subire una violenza sessuale da un momento all’altro e ovunque”.

Ragion per cui un uomo che subisce il tuo comportamento – anche uno che può sentirsi infastidito, offeso o minacciato – vivrà le tue azioni in modo molto diverso da una donna che subisce le stesse azioni da parte di un uomo. Perché difficilmente un uomo si sentirà minacciato, mentre una donna sì. Se ti sembra che agli uomini a cui hai fatto queste cose sia piaciuto – e dobbiamo fidarci solo della tua parola – questo non vuol dire che i tuoi gesti da maniaca della metropolitana vadano bene.

Ti garantisco che certi uomini, TRAIN, sarebbero turbati dalle tue azioni e/o si arrabbierebbero. Per esempio io, e non (solo) perché sono gay (non amo che gli sconosciuti mi abbraccino. Un maniaco a caso che mi si struscia addosso sulla metro mi darebbe molto fastidio). Al mondo ci sono anche uomini che sono stati vittime di violenze sessuali. Molti, molti meno delle donne, ovviamente, ma non è che guardando uno puoi capire se le tue attenzioni opportunistiche possono traumatizzarlo. Anche se il tuo “radar da struscio” fosse perfetto e non ti capitasse mai di fare certe cose a un uomo che non apprezza, la verità, TRAIN, è che tu normalizzi la molestia sessuale in metropolitana e sull’autobus, rendendo quindi questi spazi ancora meno sicuri per le donne. Dacci un taglio.

***

Io e il mio fidanzato ci sposiamo, tra etero, quest’estate. Il suo testimone ha una relazione poliamorosa, che non è il problema. Il problema è che a noi sta simpatico solo uno dei suoi fidanzati. Il nostro testimone è andato a vivere con il fidanzato due anni fa. L’altro fidanzato è più recente (sei mesi), più giovane e più immaturo. Ogni volta che li vediamo tutti e tre insieme, il fidanzato recente litiga con uno dei due. Io non voglio che il nostro testimone prenda come una scortesia il fatto di escludere il partner recente, ma non voglio nemmeno che il testimone debba assistere a delle scenate al nostro matrimonio.

–Being Rude Isn’t Dat Easy

Mmm. Un nuovo arrivato in un rapporto poliamoroso che fa scenate e mette a disagio gli amici della coppia secondo me ha zero possibilità di essere ancora in scena tra sei mesi. Quindi il problema probabilmente si risolverà da solo. Ma potreste comunque chiedere un consiglio al vostro amico. Il vostro timore, BRIDE, non è che il nuovo fidanzato vi rovini il matrimonio, ma che lo rovini al testimone dello sposo. Chiedete quindi al testimone cosa sarebbe peggio per lui, se escludere il nuovo fidanzato (il testimone poi dovrà sorbirsi a casa la sua rabbia) oppure includerlo (il testimone dovrà sorbirsi le sue rotture di coglioni al matrimonio). Dopodiché, in base alla risposta, +1 o +2.

***

Sono una trentaseienne eterosessuale affetta da autismo. Spesso mi scambiano per lesbica perché evidentemente ho un modo di comunicare che risulta mascolino. Questo non mi disturba. Mi dà però fastidio se chi mi conosce bene pensa che se fossi LGBTQ lo nasconderei. Sono molto diretta e sincera – a volte ne pago le conseguenze – e l’idea di nascondere un aspetto così importante della mia vita mi ripugnerebbe. Non mi considero disabile; sono diversa dalla maggior parte delle persone, ma non difettosa. Ma essendo una persona a cui hanno diagnosticato una “disabilità” che impedisce di interpretare ed esprimere correttamente i segnali comunicativi, so che la percezione esterna del tuo orientamento sessuale dipende molto da come comunichi. Il tuo podcast mi piace perché sento che mi insegna come ragionano le persone neurotipiche, ma mi piacerebbe che esistesse una fonte valida di consigli per le persone affette da disturbi dello spettro autistico (DSA). Ho cercato, ma i consigli per le persone con DSA sono spesso scritti da gente al di fuori dello spettro autistico e parlano soprattutto di come farsi passare per neurotipici.

–Not Disabled, Not Lesbian, Not Typical

Ho fatto leggere la tua lettera a Steve Silberman, l’autore del best seller NeuroTribes: the legacy of autism and the future of neurodiversity. Non ho nulla da aggiungere alla sua risposta – la tua domanda esula dalle mie presunte aree di competenza – per cui da qui in avanti lascio la parola a Steve.

“Non mi sorprende leggere che a NDNLNT danno più fastidio quelli che la credono ‘nell’armadio’ in quanto la ritengono erroneamente gay. L’esperienza mi ha insegnato che una forte sensibilità alla giustizia sociale – e un senso di empatia per altre persone marginalizzate – è talmente comune tra la gente nello spettro autistico da potersi considerare praticamente un dato diagnostico. Sembra inoltre esistere un’interessante sovrapposizione tra autismo e identità di genere non standard, che ci si definisca gay, bi, trans, etero ma non cisgender o non binari.

“Anche i miei amici autistici lamentano, come NDNLNT, una carenza di risorse valide per le persone autistiche che vogliono informarsi sulle sfumature di sesso, relazioni e identità di genere. Come lei fa notare, molti dei libri rivolti alle persone nello spettro autistico sposano l’approccio per cui la via del successo, in quel campo, sia comportarsi il più possibile come una persona neurotipica, il che non fa che rendere la situazione più stressante. DI solito sono anche tediosamente eteronormativi e di gusti sessuali mortalmente canonici.

“Ma esistono delle eccezioni. I miei amici autistici raccomandano Life and love: positive strategies for autistic adults di Zosia Zaks, The aspie girl’s guide to being safe with men di Debi Brown e l’antologia What every autistic girl wishes her parents knew curata da Emily Paige Ballou, Kristina Thomas e Sharon daVanport. Pur non essendo specificatamente incentrata sull’autismo, è molto consigliata anche The ultimate guide to sex and disability. Il mio blog sull’autismo preferito, Thinking person’s guide to autism pubblica articoli schietti e interessanti su cose come “Autismo e orgasmo”. Un altro posto da cui attingere consigli utili sono le conferenze degli attivisti a loro volta autistici come Lindsey Nebeker, Stephen Mark Shore e Amy Gravino (il cui TEDx talk Why autism is sexier than you think è su YouTube).”

Tornando a Dan: grazie mille, Steve. E a tutti gli altri: molto altro, su Steve il suo lavoro, si trova sul suo sito (stevesilberman.com), e consiglio caldamente di seguirlo su Twitter (@stevesilberman), dove quotidianamente si batte contro repubblicanesimo, ignoranza e odio (era sottinteso? Mi scuso).

(Traduzione di Matteo Colombo)

Questa rubrica è stata pubblicata su The Stranger.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it