17 ottobre 2018 16:46

Avvertenza. Il linguaggio di questa rubrica è diretto ed esplicito.

Ho un segreto: da tre mesi frequento un circolo delle seghe (sono eventi per soli uomini dedicati alla masturbazione). Avendo trascorsi di abusi sessuali, la trovo una situazione sicura, terapeutica, divertente ed eccitante. Ne ho un gran bisogno! Purtroppo all’evento della settimana scorsa ho intravisto un mio dipendente. Anche se sul lavoro sanno che sono gay, ritrovarmi nudo, con un’erezione e impegnato in attività sessuali accanto a un dipendente mi è parso sbagliato. Sono andato in paranoia, ho preso le mie cose e sono scappato senza che lui mi vedesse (spero). Sul lavoro sono il suo responsabile, e trovarmi in atteggiamenti sessuali in sua presenza penso possa nuocere al nostro rapporto professionale. E potrebbe avere ricadute pericolose di tipo legale. Mi rendo conto che lui ha tutto il diritto di andare a queste serate, proprio come me, ma preferirei che non ci fosse. Ai circoli delle seghe voglio continuare ad andare, ma se poi me lo ritrovo lì? Affrontare l’argomento con lui, sinceramente, mi terrorizza. Aiuto!

–Just A Cock Kraving Safety

“Detesto dirlo, ma adesso che JACKS sa che a questi eventi va anche il suo dipendente, deve assolutamente smettere di andarci”, dice Alison Green, la consulente aziendale che cura la popolare rubrica di consigli Ask a Manager (askamanager.org) e autrice di Ask a manager: how to navigate clueless colleagues, lunch-stealing bosses, and the rest of your life at work.Ma perché devi smettere di frequentare i tuoi amati CdS?

“In un rapporto professionale nel quale ha una posizione di potere”, spiega Green, “JACKS ha la responsabilità di evitare qualsiasi situazione sessuale con i dipendenti”.

Un’altra cosa che Green sconsiglia caldamente è prendere da parte un dipendente per accordarsi su una sorta di “affido condiviso” - tu puoi andare alle tue serate di seghe ogni due settimane - perché intavolare una conversazione con un dipendente su quando e dove preferisce masturbarsi non è una buona idea. Green pensa inoltre che tu non possa continuare semplicemente ad andare lì nella speranza che il dipendente non ci sia.

“Se continuasse ad andare e in ufficio si venisse a sapere, il danno per la sua reputazione sarebbe enorme: non per il fatto di essere stato a quell’evento, ma per aver continuato a parteciparvi pur sapendo della presenza di un dipendente”, dice Green. “Darebbe adito a dubbi sulla sua etica professionale ed è assai probabile che alle risorse umane darebbero di matto, al pensiero delle potenziali ricadute legali di un responsabile e di un sottoposto che si ritrovano insieme in un contesto sessuale”.

Però aspetta. Se in ufficio si spargesse la voce che JACKS è andato a un circolo delle seghe, vorrebbe dire che il dipendente ha spettegolato in ufficio. Perché per una cosa del genere dovrebbe finire nei guai il responsabile e non il pettegolo che lavora per lui? Perché i dubbi dovrebbero nascere sull’”etica professionale” di JACKS e non su quella del dipendente che ha messo in giro la voce in ufficio?

“Se il dipendendente andasse a sparlare non ci farebbe certo un figurone”, risponde Green. “Farebbe la figura dello stronzo che sparla di una cosa sulla quale il suo capo ha diritto alla privacy. Ma il capo è tenuto a dare l’esempio: il suo lavoro significa anche capire quale distanza mantenere dalle persone che dirige, gestire correttamente il differenziale di potere, e non esporre a rischi (legali o di altro tipo) l’azienda per cui lavora. Il dipendente finirebbe in cattiva luce sul piano personale (è un pettegolo), ma il capo ci finirebbe su quello professionale”.

A me sembra incredibilmente ingiusto che tu debba smettere di andare a delle serate che non solo ti piacciono, JACKS, ma che ti aiutano a stare meglio. E Green mi dà ragione: è vero che non è giusto, ma da un grande potere derivano grandi responsabilità (per esempio evitare i posti in cui si sa che i dipendenti vanno a segarsi).

“Non sarà mai giusto dover rinunciare a un’attività privata ed extralavorativa a causa del proprio lavoro”, sottolinea Green. “Spero che JACKS abbia la possibilità di cercare un altro evento in una città vicina. Oppure potrebbe crearne uno lui, offrendo un rifugio sicuro ad altri capi desiderosi di evitare potenziali incontri con i dipendenti: che so, una serata Seghe per dirigenti”.

Già che si stava dedicando a me, ho chiesto a Green quali altri tipi di eventi sociali gay potrebbero far affiancare un responsabile e un dipendente in un contesto sessuale: pensiamo alle migliaia di uomini che il mese scorso hanno partecipato alla Folsom Street Fair, la fiera di strada leather/bdsm che si tiene a San Francisco. Lì ci sono gay (e non solo) che vanno in giro più o meno svestiti o agghindati, e approcci, toccamenti e molto altro sono la norma. I gay che occupano ruoli di responsabilità dovrebbero evitare eventi come la Folsom per non incorrere nei loro dipendenti?

“Un evento pubblico è diverso da un circolo privato”, dice Green. “Un circolo delle seghe è più intimo, mentre un evento pubblico è, per l’appunto, pubblico. E non è realistico né pratico aspettarsi che i dirigenti azzerino la propria vita sociale e non frequentino nemmeno un evento pubblico. Ma un evento privato organizzato con lo scopo specifico e primario dell’attività sessuale appartiene a un’altra categoria”.

In ogni caso, i dirigenti gay che incontrano un dipendente a un evento come la Folsom o i party del Circuit non devono lanciare occhiate desiderose, né provarci, né fotografarli.

“Se una persona che sul lavoro risponde a te si trova in una situazione sessuale”, dice Green, “tu sei tenuto a passare oltre e lasciarle il massimo della privacy possibile”.

L’ultima parola la tengo per me: frequenti quelle serate da mesi, JACKS, e il dipendente lo hai visto solo una volta. Secondo me puoi arrischiarti a tornare almeno un’altra volta. Sarebbe un peccato che ti privassi di uno svago (magari rallentando la tua ripresa) se quella persona è stata lì solo quella volta.

Seguite Alison Green su Twitter: #AskAManager

Illustrazione di Francesca Ghermandi

Io e mio marito ci troviamo in viaggio in Italia. Dopo aver deciso di testare l’ospitalità locale, abbiamo avuto due incontri scadenti. Entrambi abbiamo capito quasi da subito che l’incontro non ce lo stavamo godendo, ma non sapevamo come tirarci fuori. Qual è il modo corretto di concludere un incontro malriuscito riducendo l’offesa/la ferita subita dalla terza persona al minimo?

–Texans Seeking Amore

La verità nuda e cruda: “Scusa ma per noi non sta funzionando”. La bugia innocente: “Oddio, mi sa che quelle cozze erano avariate. Scusaci tanto, ma dobbiamo concludere qui”.

Mia moglie si è da poco dichiarata bisessuale dopo essere stata con una donna che le ha risvegliato dei sentimenti. Sospettavo da tempo che mia moglie potesse essere bisessuale, per cui non ho avuto alcun problema a dirle che poteva esplorare questo lato della sua sessualità. L’unica riserva che avevo sull’apertura della coppia è che non mi starebbe bene se con un altro uomo avesse una vera relazione. Lei su questo si è incazzata, mi ha detto che è una cosa irrazionale, abbiamo litigato e bla, bla, bla. Salto in avanti di un paio di settimane: mia moglie mette un like un tizio su Tinder, dopodiché viene da me a verificare se le cose erano cambiate. Siccome mi eccita l’idea che mia moglie vada con un altro, le ho dato il via libera per fare sexting e ci siamo detti che si poteva fare un trio. Non ha funzionato, lei si è scazzata, abbiamo voltato pagina. Adesso ha cominciato a chattare su Tinder con altri. Non è ancora successo niente, ma ho la sensazione di venir costretto a superare i limiti entro i quali mi sento a mio agio. Non ho nulla in contrario alle scopate, ma una vera e propria relazione con un altro uomo no. La cosa che mi darebbe fastidio è l’intimità e l’affetto. Come ci si abitua a questo tipo di situazioni? O è meglio inchiodare subito e fare retromarcia?

–Personally Feeling Fearful Today

Allora, tu hai dato a tua moglie il permesso di esplorare la sua bisessualità – con altre donne – e lei si è buttata su Tinder in cerca di uomini? Anche se le avevi detto che quella cosa ti mette a disagio? E adesso sembra che tua moglie non solo voglia avere esperienze sessuali con uomini e con donne (ma più con gli uomini) bensì vere e proprie relazioni? E dei tuoi limiti viene a parlare solo per vedere se sono già crollati?

Non è così che si apre una coppia, PFFT, a meno che uno non sia interessato a rimanere sposato. Dovrai quindi inchiodare per forza e chiedere a tua moglie un po’ di chiarezza. Tu sei disposto ad aprire la coppia per consentire esperienze sessuali esterne, preferibilmente che ti vedano coinvolto, ma il poliamore non ti interessa, vale a dire che non vuoi che tua moglie abbia un fidanzato. Se quel che vuole lei è un fidanzato, e non è disposta a compromessi o negoziati in buona fede, non è nel tuo interesse rimanere suo marito.

(Traduzione di Matteo Colombo)

Savage love è una rubrica di consigli sessuali e di coppia pubblicata su The Stranger.

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