14 maggio 2016 17:06

Il virus zika causa la microcefalia nei topi. Gli esperimenti condotti sugli animali permettono ai ricercatori di concludere che il recente aumento di casi di neonati con circonferenza cranica ridotta, registrato in Brasile, è stato causato dall’epidemia di zika. I test suggeriscono anche che la microcefalia possa essere la punta dell’iceberg dei danni neurologici provocati dal virus al feto.

Un primo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature. Patricia Beltrão-Braga, Alysson Muotri, Jean Pierre Peron e colleghi hanno utilizzato due modelli per collegare l’infezione alla microcefalia. In entrambi i casi hanno usato il ceppo virale che ha colpito il Brasile e non quello africano. Questo dettaglio potrebbe essere importante, in quanto il ceppo africano non risulta legato a casi di microcefalia nei bambini. In un primo esperimento i ricercatori del Brasile e degli Stati Uniti hanno infettato alcuni topi e hanno dimostrato che il virus attraversa la placenta e blocca lo sviluppo del feto. In un altro esperimento hanno creato in provetta, a partire da cellule staminali, alcuni “mini cervelli”, dimostrando che il virus attacca preferenzialmente le cellule nervose. In particolare, uccide i precursori delle cellule del sistema nervoso, determinando lo sviluppo insufficiente del cervello.

Anche nello studio di Jonathan Miner e colleghi è stato sviluppato un modello animale per studiare l’azione del virus. I ricercatori degli Stati Uniti hanno utilizzato i topi. Hanno così dimostrato che quando le madri sono contagiate, il virus passa nella placenta e nel cervello dei feti, uccidendoli. Secondo lo studio pubblicato su Cell, questo meccanismo potrebbe spiegare le malformazioni congenite nei bambini le cui madri sono state contagiate dal virus durante la gravidanza.

In un terzo studio, pubblicato su Cell Stem Cell, il legame tra il virus e la microcefalia è stato mostrato da ricercatori cinesi. Cui Li e colleghi hanno mostrato che il ceppo asiatico di zika si replica facilmente nel cervello dell’embrione di topo, portando alla morte dei precursori delle cellule del sistema nervoso.

Rimangono, tuttavia, senza risposta molte domande sul virus e sui rischi in gravidanza. Per esempio, non si sa se ci sia un momento in cui il feto è più sensibile al virus. Non si sa neanche se le donne in gravidanza infettate dal virus trasmettano sempre l’infezione al feto.

Intanto, emergono cifre meno incerte sull’epidemia in America Latina. Il contagio è attivo in Brasile e in quasi tutta l’America Latina fino al Messico e ai Caraibi. L’epidemia è in corso anche a Capo Verde e in alcuni paesi dell’Oceania, da dove probabilmente è stato importato il virus in Brasile. Al 5 maggio i casi sospetti di zika erano complessivamente oltre 289mila e quasi novemila i casi confermati. Il Brasile è il paese più colpito, con 120mila casi sospetti e circa mille confermati.

Nel paese sudamericano i casi confermati di microcefalia associati a zika sono 1.326, mentre quelli sospetti sono 3.433. La regione nordorientale è la più colpita.

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