Steve Scalise, leader della maggioranza repubblicana alla camera dei rappresentanti (Mandel Ngan, Afp)

Posto davanti alla prospettiva di dover affrontare trattative senza fine, il repubblicano Steve Scalise, candidato alla carica di presidente della camera dei rappresentanti, si è ritirato dalla corsa la sera del 12 ottobre, aggravando la crisi politica in corso.

Scalise, leader della maggioranza repubblicana alla camera, ha vinto di stretta misura una votazione interna al Partito repubblicano per scegliere il successore di Kevin McCarthy, destituito il 3 ottobre. Ma non avendo ottenuto una netta maggioranza (ha battuto Jim Jordan, esponente dell’ala dura, 113 a 99), ha deciso di gettare la spugna a causa delle divergenze tra deputati moderati e trumpiani.

“Ho appena comunicato ai miei colleghi la decisione di ritirarmi”, ha dichiarato Scalise ai giornalisti.

A questo punto la ricerca di un nuovo presidente della camera dei rappresentanti, i cui lavori sono sospesi da più di una settimana, si complica ancora di più.

Mentre il senato è controllato dal Partito democratico del presidente Joe Biden, la camera è controllata dal Partito repubblicano, che a un anno dalle presidenziali è profondamente diviso.

Le divisioni interne sono state evidenziate dalla destituzione a sorpresa di McCarthy, promossa da alcuni deputati di estrema destra con il sostegno del Partito democratico.

La camera dei rappresentanti si trova in una situazione di stallo senza precedenti. Mai nella storia degli Stati Uniti un suo presidente era stato destituito.

Israele e Ucraina

Nello stato attuale il congresso non è quindi in grado di approvare aiuti a Israele, un alleato storico in guerra con Hamas, e nuove forniture militari per l’Ucraina.

Senza un presidente della camera, la terza carica dello stato, non è neanche possibile votare un nuovo bilancio federale. Quello attuale scade tra poche settimane, e il mancato rinnovo causerebbe uno shutdown, la paralisi delle attività federali.

Steve Scalise, noto per essere sopravvissuto a una sparatoria nel 2017, sperava di ottenere una netta maggioranza nel voto interno per poi affrontare l’elezione dell’intera camera.

Ma una decina di deputati di estrema destra ha fatto sapere che non l’avrebbe mai votato, citando le sue posizioni politiche, soprattutto in materia di bilancio, e il fatto che soffra di cancro.

“La camera dei rappresentanti ha bisogno di un presidente per poter funzionare”, ha affermato Scalise. “Dobbiamo mettere da parte le divergenze, ma evidentemente alcuni deputati non sono pronti a farlo”.

“Forse dovremmo prenderci qualche giorno di pausa e rivederci la prossima settimana”, ha dichiarato la deputata trumpiana Marjorie Taylor Greene.

Il Partito democratico di Joe Biden è in minoranza alla camera e al momento è spettatore dei caotici negoziati in corso. Ma non si può escludere la possibilità di un accordo a sorpresa con i repubblicani moderati.

“La guerra civile repubblicana sta paralizzando il congresso”, ha affermato il 12 ottobre Hakeem Jeffries, leader della minoranza democratica alla camera. “L’unica soluzione è un accordo transpartitico”.