La direttrice della Bce, Christine Lagarde, il 15 gennaio del 2015. (Yuri Gripas, Reuters/Contrasto)

La banca centrale europea (Bce) ha lasciato invariati i tassi di interesse, dopo dieci aumenti consecutivi, una pausa necessaria per valutare l’impatto della stretta monetaria decisa in passato, in un momento in cui l’inflazione sta rallentando nella zona euro.

Il tasso di riferimento principale che remunera i depositi, il punto di riferimento per il credito nella zona euro, è stato mantenuto al livello del 4 per cento, raggiunto a settembre.

Dall’ultima riunione della Bce di settembre, che si è conclusa con la decisione improvvisa di aumentare ulteriormente i tassi, l’inflazione ha registrato un calo, mentre la situazione economica nella zona euro si sta facendo più preoccupante.

“L’inflazione è crollata drasticamente a settembre”, hanno osservato i funzionari della banca, al termine del loro incontro che si è svolto ad Atene. Ma “dovrebbe rimanere alta per un periodo lungo” rispetto all’obiettivo dell’inflazione al 2 per cento, hanno aggiunto.

La Bce ha quindi voluto aspettare ad alzare ulteriormente i tassi, per vedere come continueranno a pesare sull’economia e sui prezzi. La pausa nella stretta monetaria dovrebbe consentire anche di valutare meglio l’effetto delle tensioni geopolitiche legate alla guerra tra Israele e Hamas, che fanno temere un’impennata del costo del petrolio e dell’energia.

La presidente della Bce, Christine Lagarde, aveva lasciato intendere nelle ultime settimane che la traiettoria di aumenti dei tassi senza precedenti, cominciata nel luglio del 2022, stava giungendo al termine e che l’istituzione di Francoforte sarebbe entrata in una fase di stabilizzazione.