Il 17 novembre l’esercito israeliano ha intensificato la sua operazione contro Hamas nell’ospedale Al Shifa, il più grande della Striscia di Gaza, mentre i servizi di telecomunicazioni sono ormai interrotti in tutto il territorio a causa della mancanza di carburante.
Nella notte tra il 16 e il 17 novembre l’esercito israeliano ha anche condotto una grande operazione nel campo profughi di Jenin, nella Cisgiordania occupata. La mattina del 17 novembre l’esercito ha annunciato di aver ucciso “cinque terroristi”.
L’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana ha invece affermato che alcuni raid aerei israeliani hanno causato “danni materiali” vicino a Damasco, la capitale della Siria. Negli ultimi anni Israele ha più volte preso di mira in Siria le infrastrutture delle milizie filoiraniane, alleate di Hamas.
Le autorità di Hamas hanno affermato che i soldati israeliani hanno distrutto alcuni reparti dell’ospedale Al Shifa, nella città di Gaza.
Nella tarda serata del 16 novembre l’esercito israeliano ha annunciato di aver trovato vicino all’ospedale il corpo dell’ostaggio Yehudit Weiss, “assassinato dai terroristi di Hamas nella Striscia di Gaza” dopo essere stato rapito il 7 ottobre nel kibbutz Beeri, nel sud d’Israele.
L’operazione nell’ospedale Al Shifa, privo da giorni di acqua ed elettricità, preoccupa gran parte della comunità internazionale. Secondo le Nazioni Unite, all’interno ci sono circa 2.300 persone tra pazienti, medici, infermieri e sfollati.
“Reparto per reparto”
Secondo Israele, gli ospedali della Striscia di Gaza ospitano infrastrutture strategiche di Hamas, che userebbe i civili come scudi umani. Un ufficiale dell’esercito ha dichiarato che i soldati stanno conducendo le loro ricerche “piano per piano, reparto per reparto”.
“I nostri soldati hanno scoperto l’ingresso di un tunnel nell’ospedale Al Shifa”, ha affermato il portavoce dell’esercito Daniel Hagari il 16 novembre.
Le autorità di Hamas hanno smentito che gli ospedali siano usati per scopi militari.
“Uno dei motivi per cui abbiamo deciso di condurre l’operazione nell’ospedale Al Shifa era la possibilità che gli ostaggi fossero tenuti lì”, ha affermato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in un’intervista all’emittente tv statunitense Cbs. “È possibile che gli ostaggi siano stati trasferiti prima dell’arrivo dei nostri soldati”.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 11.500 persone, tra cui 4.710 bambini. L’attacco senza precedenti di Hamas in territorio israeliano del 7 ottobre ha invece causato circa 1.200 vittime in Israele. Secondo le stime dell’esercito israeliano, il 7 ottobre Hamas ha preso in ostaggio circa 240 persone.
“Pericolo immediato di vita”
L’assedio totale imposto da Israele alla Striscia di Gaza a partire dal 9 ottobre priva la popolazione di acqua, cibo, medicinali ed elettricità, mentre gli aiuti umanitari arrivano a rilento attraverso il valico di Rafah, al confine con l’Egitto.
Le Nazioni Unite chiedono in particolare di accelerare le consegne di carburante, che serve ad alimentare i generatori degli ospedali.
Philippe Lazzarini, direttore dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, ha affermato il 16 novembre a Ginevra che “le comunicazioni con la Striscia di Gaza sono interrotte a causa della mancanza di carburante”.
“Tutti i servizi di telecomunicazioni nella Striscia di Gaza sono interrotti a causa della mancanza di elettricità”, ha dichiarato l’operatore palestinese Paltel nella tarda serata del 16 novembre.
Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha), dall’inizio del conflitto 1,65 milioni di abitanti della Striscia di Gaza su un totale di 2,4 milioni sono stati costretti a lasciare le loro case. La maggior parte è fuggita verso sud dalla parte nord del territorio, dove infuriano i combattimenti.
“Migliaia di donne, bambini, malati e feriti sono in pericolo immediato di vita”, ha dichiarato all’Afp Ashraf al Qidreh, portavoce del ministero della salute di Hamas.
“Gli abitanti della Striscia di Gaza rischiano di morire di fame”, ha avvertito il 16 novembre il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam).
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