Il segretario di stato statunitense Antony Blinken a Tel Aviv, il 9 gennaio 2024. (Alberto Pizzoli, Afp)

Il segretario di stato statunitense Antony Blinken ha ribadito il 10 gennaio, nel corso di una visita nella Cisgiordania occupata, il sostegno di Washington alla creazione di uno stato palestinese. In precedenza aveva esortato Israele a proteggere i civili nella Striscia di Gaza, dove i bombardamenti continuano senza sosta.

Nonostante gli sforzi diplomatici, appare al momento impossibile mettere fine alla guerra tra Israele e Hamas, entrata nel quarto mese, in un momento in cui le Nazioni Unite continuano a denunciare la catastrofe umanitaria in corso nella Striscia di Gaza e aumentano i timori di un allargamento del conflitto.

Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 23.357 persone, circa l’1 per cento della popolazione del territorio. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.140 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.

Il 9 gennaio Blinken ha esortato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a risparmiare i civili palestinesi, affermando che questi ultimi, in particolare i bambini, stanno pagando un “prezzo troppo alto”.

Il 10 gennaio ha raggiunto Ramallah, in Cisgiordania, dove nel corso di un incontro con il presidente palestinese Abu Mazen ha ribadito il sostegno di Washington a “misure concrete” per favorire la nascita di uno stato palestinese.

Dopo aver invitato il 9 gennaio Israele a “smettere di minare la capacità dei palestinesi di governarsi da soli”, il 10 gennaio Blinken ha insistito sul fatto che “tutte le tasse palestinesi raccolte da Israele devono essere trasferite all’Autorità Nazionale Palestinese”.

Il 4 gennaio il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant aveva presentato un piano preliminare per il dopoguerra nella Striscia di Gaza, che non prevede di affidare l’amministrazione né ad Hamas né a Israele, ma a “entità palestinesi non ostili a Israele”. L’esercito israeliano manterrebbe però “la sua libertà d’azione per prevenire eventuali minacce”.

Il 10 gennaio l’esercito israeliano ha affermato di aver effettuato operazioni nei settori di Maghazi (centro) e Khan Yunis (sud), con “più di 150 obiettivi colpiti e quindici tunnel scoperti”.

Secondo un giornalista dell’Afp, Khan Yunis e Rafah, le principali città del sud, sono state sottoposte a intensi bombardamenti.

Missione delle Nazioni Unite

Il 9 gennaio Blinken ha affermato che il governo israeliano ha accettato in via di principio l’ingresso di una “missione di valutazione” delle Nazioni Unite nel nord della Striscia di Gaza in vista di un possibile ritorno degli sfollati, senza fornire ulteriori dettagli.

Prima di raggiungere Il Cairo l’11 gennaio, Blinken visiterà la Giordania e il Bahrein.

Intanto, la sera del 9 gennaio le forze navali statunitensi e britanniche presenti nel mar Rosso hanno abbattuto diciotto droni e tre missili sparati dai ribelli huthi dello Yemen, ha affermato il Pentagono. Secondo Londra, si è trattato dell’attacco più massiccio compiuto finora dagli huthi, che dicono di agire in solidarietà con gli abitanti della Striscia di Gaza.