Simon Harris, 37 anni, leader del partito di centrodestra Fine Gael. (Pontus Lundahl, Tt News Agency)

Simon Harris è stato eletto il 24 marzo leader del partito di centrodestra Fine Gael e, a 37 anni, diventerà il primo ministro più giovane nella storia dell’Irlanda.

“Guidare questo grande partito è un onore per me”, ha affermato Harris, che era l’unico candidato a quest’elezione interna, indetta dopo le dimissioni a sorpresa il 20 marzo del primo ministro Leo Varadkar.

Il 9 aprile, alla ripresa del parlamento, Harris diventerà premier (taoiseach) di un governo di coalizione che comprende anche il Fianna Fáil e i Verdi.

La nomina di Harris, che nel governo Varadkar era ministro dell’istruzione superiore, è stata annunciata durante un congresso straordinario del partito ad Athlone, a ovest di Dublino.

Assistenza ai disabili

Nato nel 1986, Harris si è avvicinato alla politica giovanissimo battendosi per il rafforzamento dei servizi di assistenza ai disabili in nome del fratello, affetto da disturbi dello spettro autistico. A sedici anni è entrato nel Fine Gael e a 24 è stato eletto per la prima volta in parlamento.

“Porterò energia e rinnovamento”, ha dichiarato nel suo primo discorso da leader del partito.

Harris dovrà affrontare sfide difficili, tra cui la crisi degli alloggi e la questione dei senzatetto.

Dovrà anche cercare di rilanciare il partito, che i sondaggi danno al terzo posto a poche settimane dalle elezioni europee e a un anno dalle legislstive. In testa c’è il Sinn Féin, una formazione nazionalista di sinistra.

Varadkar si era dimesso il 20 marzo citando motivi “personali e politici”. Di origini indiane, guidava il governo dal dicembre 2022. Medico e apertamente omosessuale, nel 2017 era diventato a 38 anni il più giovane primo ministro nella storia del paese.

Tra il 2020 e il 2022, come previsto dall’accordo di coalizione, aveva lasciato il posto a Micheál Martin, leader del Fianna Fáil e oggi ministro degli esteri, in una staffetta senza precedenti.

Le dimissioni di Varadkar sono arrivate a pochi giorni dalla bocciatura del referendum dell’8 marzo, promosso dal governo per modernizzare la costituzione del 1937 modificando alcuni riferimenti alle donne e alla famiglia.

Il governo è stato accusato di aver preparato male il terreno al referendum, fallito nonostante il sostegno di gran parte della classe politica.

Inoltre, nel novembre scorso il paese era stato scosso da scontri senza precedenti, alimentati da estremisti di destra, e da manifestazioni contro l’accoglienza ai migranti.