Migranti etiopi in attesa d’imbarcarsi a Gibuti, il 15 luglio 2019. (Nariman el Mofty, Ap/LaPresse)

Almeno trentotto migranti, tra cui alcuni bambini, sono morti nel naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano al largo di Gibuti, ha affermato il 9 aprile l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

“L’imbarcazione si è rovesciata la mattina dell’8 aprile al largo della costa nordorientale di Gibuti. Trasportava circa sessanta migranti etiopi diretti nello Yemen”, ha affermato l’ambasciata di Addis Abeba nel piccolo paese africano.

L’Oim ha precisato che sono stati recuperati trentotto corpi, mentre sei persone risultano disperse e sono “presumibilmente morte”. I sopravvissuti sono ventidue.

La cosiddetta “rotta dell’est”, usata dai migranti del Corno d’Africa per raggiungere l’Arabia Saudita passando per lo Yemen in guerra, è considerata dall’Oim “una delle più pericolose del mondo”.

Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite, “almeno 698 persone sono morte percorrendo la rotta dell’est nel 2023, ma la cifra potrebbe essere più alta perché alcuni naufragi non sono segnalati”.

Oltre al rischio di naufragi, i migranti devono fare i conti con “carestie, problemi sanitari, trafficanti di esseri umani e altri criminali”, ha sottolineato l’Oim.

Nell’agosto scorso l’ong Human rights watch ha accusato le guardie di frontiera saudite di aver ucciso tra il 2022 e il 2023 centinaia di etiopi che cercavano di entrare in Arabia Saudita, ma Riyadh ha smentito.

Tra il 2017 e il 2023 l’Arabia Saudita ha espulso più di 550mila migranti etiopi.

Secondo l’Oim, gli etiopi rappresentano il 79 per cento dei circa centomila migranti arrivati nello Yemen nel 2023 da Gibuti e dalla Somalia. Il restante 21 per cento è costituito da somali.