Il 16 dicembre il gruppo ribelle M23, sostenuto dall’esercito ruandese, ha annunciato il suo ritiro da Uvira, una città nell’est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). L’ha fatto su richiesta degli Stati Uniti, che avevano denunciato una “chiara violazione” dell’accordo di pace firmato all’inizio del mese a Washington.
Dopo aver conquistato le grandi città di Goma e Bukavu tra gennaio e febbraio del 2025, l’M23 aveva lanciato una nuova offensiva all’inizio di dicembre nella provincia del Sud Kivu, al confine con il Burundi, proprio mentre i presidenti della Rdc e del Ruanda firmavano un accordo di pace a Washington con la mediazione del presidente statunitense Donald Trump.
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Il 10 dicembre il gruppo ribelle aveva conquistato la località strategica di Uvira, e questo gli aveva permesso d’interrompere i collegamenti tra il Burundi, le cui truppe affiancano l’esercito congolese, e la parte della Rdc ancora nelle mani del governo centrale.
Il 13 dicembre il segretario di stato statunitense Marco Rubio si era impegnato a rispondere a una “chiara violazione” dell’accordo di pace, mentre l’ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Mike Waltz, aveva accusato Kigali di alimentare il conflitto.
In seguito alle pressioni di Washington, il 16 dicembre il leader dell’ala politica dell’M23, Corneille Nangaa, ha annunciato in un comunicato che il gruppo “si ritirerà unilateralmente dalla città di Uvira, come richiesto dalla mediazione statunitense”, senza però indicare una data precisa.
Nangaa ha però invitato “i garanti del processo di pace a mettere in atto misure adeguate per la città”, citando “la sua smilitarizzazione, la creazione di una forza neutrale e la protezione degli abitanti”.
“Aspettiamo di vedere se si ritireranno davvero o se è solo un annuncio per tenere buoni gli americani”, ha dichiarato all’Afp un rappresentante della società civile di Uvira, che ha chiesto di rimanere anonimo.
Il Ruanda non ha mai riconosciuto ufficialmente il suo sostegno all’M23, ma negli ultimi giorni è stato chiamato in causa direttamente dall’amministrazione Trump.
Il 12 dicembre Waltz aveva denunciato “l’ampiezza e la complessità” del coinvolgimento ruandese nell’est della Rdc, accusando Kigali di aver schierato in quella regione tra i cinquemila e i settemila soldati.
Il 4 dicembre il presidente congolese Félix Tshisekedi e il suo collega ruandese Paul Kagame avevano firmato a Washington un accordo di pace che prevede, tra le altre cose, una serie di patti bilaterali per garantire agli Stati Uniti lo sfruttamento dei minerali strategici della regione.
La Rdc, primo produttore mondiale di cobalto, essenziale per le batterie dei veicoli elettrici, detiene anche il 60 per cento delle riserve mondiali di coltan, un minerale importante per l’industria elettronica.
Secondo le Nazioni Unite, l’offensiva dell’M23 a Uvira e dintorni ha causato decine di morti e più di 200mila sfollati.