Sullo sfondo di sospetti di corruzione, Jared Kushner, genero del presidente statunitense Donald Trump, ha rinunciato alla costruzione di un hotel di lusso a Belgrado al posto dell’ex quartier generale dell’esercito jugoslavo, diventato un simbolo dopo essere stato bombardato dalla Nato nel 1999, durante la guerra del Kosovo.
Denunciando una “caccia alle streghe contro Kushner e qualunque cambiamento”, il presidente serbo Aleksandar Vučić ha confermato il 16 dicembre che il progetto è stato abbandonato dalla Affinity Partners, l’azienda di Kushner.
“Dovremo tenerci un edificio che cade a pezzi”, ha deplorato Vučić, riferendosi all’ex quartier generale.
Il 15 dicembre la Affinity Partners aveva comunicato al Wall Street Journal la decisione di rinunciare al progetto alberghiero, che secondo Vučić aveva un valore di almeno 750 milioni di euro.
“I grandi progetti dovrebbero unire, non dividere, e quindi, per rispetto del popolo serbo e della città di Belgrado, ritiriamo la nostra offerta”, aveva dichiarato un portavoce dell’azienda.
L’annuncio è arrivato dopo che il 15 dicembre la procura serba aveva incriminato il ministro della cultura Nikola Selaković e altre tre persone per “presunte attività illecite” nell’approvazione del progetto.
Secondo la procura incaricata della lotta alla criminalità organizzata, i reati ipotizzati sono abuso di potere e falsificazione di documenti.
Il direttore ad interim dell’Istituto per la protezione dei monumenti culturali, Goran Vasić, uno degli incriminati, aveva ammesso di aver falsificato un documento per poter revocare lo status di “bene protetto” dell’ex quartier generale.
Se saranno riconosciuti colpevoli, rischiano pene fino a cinque anni di prigione.
Nonostante l’inchiesta in corso, il mese scorso i deputati serbi avevano rilanciato il progetto, sostenendo che fosse “una questione della massima urgenza”.
La decisione aveva provocato delle manifestazioni di protesta a Belgrado.
Il 15 dicembre Vučić, che ha più volte sostenuto pubblicamente il progetto, aveva fatto sapere che avrebbe concesso la grazia a chiunque fosse condannato per il coinvolgimento nel procedimento d’approvazione.
“Non permetterò ai giudici di perseguire chi non c’entra niente. Sono io il colpevole. Sono io che ho voluto modernizzare la Serbia, attirando un grande investitore”, aveva dichiarato durante una visita a Niš, nel sud del paese.