Il presidente statunitense Donald Trump ha esteso il 16 dicembre le restrizioni d’ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di sette paesi, tra cui la Siria, e ai palestinesi.
Trump ha firmato un proclama che “limita ulteriormente l’ingresso dei cittadini stranieri per proteggere la sicurezza degli Stati Uniti”, ha affermato la Casa Bianca.
I nuovi paesi presi di mira sono Burkina Faso, Mali, Niger, Siria e Sud Sudan, mentre Laos e Sierra Leone sono passati da restrizioni parziali a totali.
Sono interessati dal provvedimento anche i palestinesi in possesso di documenti di viaggio rilasciati dall’Autorità Nazionale Palestinese (Anp).
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L’amministrazione Trump aveva già imposto restrizioni totali ai cittadini di dodici paesi e parziali a quelli di decine di altri paesi.
Per quanto riguarda la Siria, la decisione arriva pochi giorni dopo un attacco mortale, rivendicato dal gruppo Stato islamico, contro dei soldati statunitensi nel centro del paese mediorientale.
Il proclama prevede delle esenzioini per i titolari di visti già rilasciati, per atleti e diplomatici, e per le persone il cui ingresso “è nell’interesse nazionale degli Stati Uniti”.
Secondo la Casa Bianca, queste misure mirano a impedire l’ingresso nel paese agli stranieri che “potrebbero costituire una minaccia per l’amministrazione, le istituzioni e i cittadini statunitensi”.
Il 2 dicembre, in occasione della precedente stretta contro l’immigrazione, Trump aveva lanciato una violenta invettiva contro gli immigrati somali.
“Non li voglio nel nostro paese. Andremo nella direzione sbagliata se continueremo ad accogliere quest’immondizia”, aveva dichiarato.