Il 22 dicembre ad Aleppo, nel nord della Siria, sono scoppiati scontri tra le forze curde e quelle governative siriane, mentre le due parti avrebbero dovuto attuare un accordo volto a integrare nel governo centrale, le istituzioni di questa importante minoranza.

In serata, le parti in conflitto hanno chiesto alle proprie forze di cessare le ostilità, accusandosi a vicenda per gli attacchi. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Sana, “due civili sono stati uccisi e altri otto feriti nel lancio di mortai e razzi” da parte delle Forze democratiche siriane (Sdf), a maggioranza curda, nella seconda città più grande della Siria, già teatro di violenze a ottobre.

Le Sdf, braccio armato dell’amministrazione autonoma curda nella regione, hanno affermato che una donna di 57 anni è stata uccisa e 17 civili sono rimasti feriti in un attacco condotto da “combattenti di fazioni governative” con armi pesanti.

Gli scontri hanno avuto luogo nei quartieri di Sheikh Maqsoud e Ashrafieh, ad Aleppo, controllati dalle unità curde locali, dove due civili erano già stati uccisi a ottobre negli scontri tra le due forze in guerra, prima che fosse dichiarato un cessate il fuoco.

Dalla caduta dell’ex presidente Bashar al Assad, rovesciato nel dicembre 2024 dall’ex jihadista Ahmad al Sharaa, divenuto capo di stato ad interim, Aleppo è passata sotto il controllo delle nuove autorità siriane.

Tuttavia, i quartieri di Sheikh Maqsoud e Ashrafieh sono rimasti sotto il controllo delle unità curde legate alle Sdf e alle loro forze di sicurezza, le Asayish, nonostante un accordo di ritiro raggiunto ad aprile.

Questa nuova tensione si verifica mentre i negoziati sull’attuazione di un accordo per l’integrazione delle forze civili e militari curde nelle istituzioni nazionali sono in stallo.