23 marzo 2019 13:29

Flume, How to build a relationship
Alla base del nuovo mixtape di Flume c’è una splendida caoticità, che rende la sua musica più interessante e imprevedibile del solito. A tre anni di distanza dall’ottimo Skin, vincitore di un Grammy per il miglior disco dance, il 20 marzo il producer australiano ha pubblicato una raccolti di brani nuovi, intitolata Hi this is Flume.

I pezzi del mixtape sono molto brevi: la maggior parte resta attorno o addirittura sotto i due minuti e il disco dura in tutto solo 38 minuti, con suoni super compressi e ritmiche quasi dubstep. Anche la scelta degli ospiti non è casuale: in How to build a relationship (al minuto 16:25 del video qui sotto) c’è JPEGMAFIA , rapper di Baltimora che sull’estetica grezza e senza filtri ci ha costruito una carriera. Altri brani sono invece più eterei e raffinati, come il remix di Is it cold in the water? di SOPHIE e l’orientaleggiante Jewel, che sembra arrivare dal deserto del Sahara.

Hi this is Flume è il disco più psichedelico della carriera del musicista australiano. E lo si può apprezzare ancora di più guardando il video di 42 minuti pubblicato in contemporanea con il disco e diretto da Jonathan Zawada. Un onirico viaggio on the road attraverso il deserto, amfetaminico come le canzoni che l’hanno ispirato.

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Tame Impala, Patience
Restiamo in Australia, perché sono tornati anche i Tame Impala, che non si facevano vivi dai tempi di Currents, nel 2015. La band di Kevin Parker dovrebbe pubblicare presto un nuovo disco e nell’attesa ha messo online questa Patience, un brano con percussioni quasi caraibiche e sintetizzatori vintage. Ancora più distante dal rock psichedelico degli esordi (InnerSpeaker) o dalla psichedelia un po’ nostalgica che li ha consacrati (Lonerism).

Di solito ho bisogno di qualche giorno per far sedimentare i pezzi dei Tame Impala, quindi non ho ancora capito se questo brano mi piace davvero oppure no. Ma ho il sospetto che come al solito crescerà con gli ascolti.

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CHAI, Choose go!
La critica internazionale sembra aver perso la testa per le Chai, un quartetto pop-punk giapponese arrivato al suo secondo album. Il loro nuovo disco Punk ha preso voti altissimi qua e là, a partire da Pitchfork. Io non riesco ancora a entusiasmarmi, ma per dovere di cronaca lo segnalo.

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Priestess, Brigitte
Tra le donne che fanno hip hop in Italia c’è un nome che in questi anni si è imposto più degli altri: Priestess. Alessandra Prete, questo il suo vero nome, è pugliese ed è nata nel 1996. Finora ha pubblicato solo una serie di singoli e un ep, Torno domani, ma ha anche collaborato con nomi di punta della scena italiana come Gemitaiz e Madman.

Come ogni suo pezzo, anche Brigitte (prodotto dal solito PK) è costruito attorno a una forte figura femminile (e un po’ femminista). Stavolta è la Bardot, altre volte erano Eva, Maria Antonietta o fata Morgana.

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Calexico and Iron & Wine, Father Mountain
Quello tra i Calexico e Samuel Ervin Beam, in arte Iron & Wine, sembra un incastro perfetto. Entrambi del resto tengono viva la tradizione del folk statunitense (i Calexico però sono su un altro livello, non ce ne voglia Ervin Beam).

Questo è il primo frutto della loro collaborazione: Father Mountain è la storia di due persone che crescono in una casa in montagna ma alla fine se ne vanno. Il disco, che s’intitola Years to burn, uscirà il 14 giugno. I Calexico e Iron & Wine saranno in tour quest’estate in Italia. Se non avete mai visti dal vivo la band di Joey Burns e John Convertino correte subito a comprare i biglietti.

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P.S. Playlist aggiornata, buon ascolto!

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