21 settembre 2019 16:38

Brittany Howard, He loves
Il primo disco solista di Brittany Howard, cantante e chitarrista della band statunitense Alabama Shakes, è dedicato a sua sorella Jaime, che morì quando era ancora adolescente. Era malata di retinoblastoma, un tumore che colpisce l’occhio. Prima di morire Jaime insegnò a Brittany a scrivere poesie e a suonare il piano. A distanza di anni, la cantante ha deciso di ringraziarla così.

L’album, come ha spiegato la stessa Howard, in realtà non parla di Jaime, ma è autobiografico in un senso più ampio. È ispirato a ricordi di famiglia e ai viaggi negli Stati Uniti fatti da Brittany durante i tour con la sua band, nei quali ha visto le cose belle del paese e quelle meno piacevoli: povertà, solitudine, città abbandonate.

Jaime è un disco intimo. Molti di questi brani sono stati concepiti in solitudine di fronte al computer, usando il software Logic Pro. Se nei dischi degli Alabama Shakes le chitarre e la sezione ritmica seguivano regole un po’ più classiche, qui vanno decisamente più a briglia sciolta. Questo succede per esempio nel brano He loves, una bella riflessione sul rapporto tra trasgressione e fede religiosa, quando Howard improvvisa riff di chitarra e alterna la sua voce a un campionamento di un sermone. In Georgia la cantante recupera ricordi d’infanzia, ripensando a una delle prime cotte prese per una ragazza più grande di lei. Stesse atmosfere in Stay high, dove viene ricordato con affetto il padre.

Il gusto di Howard per le atmosfere in bianco e nero viene fuori in modo prepotente in Short and sweet, che sembra quasi un brano di Nina Simone. In tutto il disco tra l’altro suona il jazzista Robert Glasper, che ha licenza d’improvvisare nel pezzo 13th century metal e di esaltare il quasi rap di Brittany. Presence invece ha un passo più californiano, con un’arpa in sottofondo e un ritornello aperto.

In definitiva, Jaime è un disco pop raffinato, suonato con l’intensità e la fantasia tipiche del jazz, costruito sull’improvvisazione e sulla casualità apparente. Anche fuori dalla band, Brittany Howard si conferma un talento assoluto.

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Liam Gallagher, One of us
Può sembrare un paradosso, ma in questo momento la guerra dei Gallagher la sta vincendo il fratello meno talentuoso. Mentre Noel continua a improvvisarsi sperimentatore con scarsi risultati, Liam ha affinato la sua capacità di fare un onesto rock’n’roll da classifica. La saggia decisione alla base di questo passo, che già si era intravista nel precedente As you were, è quella di farsi aiutare nella scrittura: i nuovi brani infatti sono cofirmati da pesi massimi come Greg Kurstin (qualcuno si ricorda Hello di Adele? Ecco, lui) e Andrew Wyatt (al lavoro con Lady Gaga, Lorde, Miley Cyrus e altre pop star).

E infatti si sente. I pezzi di Liam, di solito zoppicanti nel trovare un nesso tra strofe e ritornello, qui filano lisci come l’olio. E la sua voce e l’attitudine da rockstar fanno il resto. Ci sono diverse melodie orecchiabili, per esempio quelle dei singoli Shockwave e One of us (dove cita Live forever e chiede per l’ennesima volta al fratello di mettere da parte le liti del passato e riformare gli Oasis), come nello stomp rock alla Black Rebel Motorcycle Club The river. I testi sono bellicosi come al solito e il bersaglio principale dell’astio di Liam ovviamente è Noel, nonostante i ramoscelli d’ulivo sparsi qua e là.

Certo, le melodie che l’odiato Noel tirava fuori vent’anni fa erano un’altra cosa, e ogni tanto si sente che manca un po’ d’anima a questi brani scritti a più mani. Però, a dieci anni dallo scioglimento della band, in questo momento è Liam a passarsela meglio. Chi l’avrebbe mai detto?

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Le Feste Antonacci, Sigarette
Devo ringraziare pubblicamente il mio collega Pier Andrea Canei, perché qualche settimana fa grazie alla sua rubrica ho scoperto questo brano spassoso e un po’ surreale di Le Feste Antonacci, band italiana trapiantata in Francia.

Sigarette è divertente ma anche disturbante, con quegli strumenti aggiunti uno alla volta, con quel basso pulsante e quella tromba stramba. A Pop X, altro talento della canzone surreale all’italiana, sarebbe piaciuto molto scrivere un pezzo del genere. Colpi di tosse inclusi.

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Night Skinny, .Rosso (feat. Madame & Rkomi)
Tutte le volte che ascolto Madame, giovane rapper vicentina classe 2002, penso che abbia qualcosa di speciale. Stavolta ha prestato la sua voce a Mattoni, il nuovo disco di Night Skinny. Night Skinny è uno dei più importanti produttori del rap italiano ma ogni tanto si mette in proprio. Stavolta per il nuovo lavoro ha radunato un parterre di ospiti impressionante: Fabri Fibra, Gué Pequeno, Marracash, Noyz Narcos, Luché e molti altri.

Nonostante le premesse, il disco non è entusiasmante: ci sono ottimi spunti ma si perdono nel mare di featuring, colpa forse di una bulimia pensata per accontentare più Spotify che le nostre orecchie. Tra i picchi più alti c’è sicuramente questo brano, .Rosso, dove Madame e Rkomi si appoggiano come due pipistrelli su un bel beat oscuro di Skinny, tra “chirurgia plastica per blatte” e “serpi che mi circondano il petto”. Come fa una ragazza così giovane a sembrare già così adulta?

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Charli XCX & Christine and the Queens, Gone
Il terzo album della cantautrice britannica Charli XCX è un bel passo in avanti per la sua carriera, con ritornelloni da cantare a squarciagola e bassi sparati al massimo. Ed è pieno di collaborazioni con nomi di punta del pop contemporaneo: Lizzo, le Haim, Troye Sivan e Christine and the Queens. Un pop robotico perfetto per la cameretta ma adatto anche ai club.

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Le canzoni del weekend è una rubrica che ogni settimana raccoglie le più interessanti uscite discografiche.

P.S. Playlist aggiornata. Buon ascolto!

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