19 aprile 2018 19:23

Isabelle è un’affascinante donna sulla cinquantina. Abita in una bella casa a Parigi, è divorziata, ha una figlia ancora abbastanza piccola e un ex marito abbastanza civile. Capiamo che la sua carriera come pittrice va a gonfie vele. Allora cosa c’è che non va nella sua vita esplorata dalla commedia di Claire Denis L’amore secondo Isabelle? Appunto, l’amour… Titolo a parte, il problema si capisce immediatamente, dall’imbarazzante amplesso su cui si apre il film. Certo che l’uomo, il banchiere, con cui Isabelle ha una storia, sembra proprio uno stronzo. A breve ne saremo certi. Poi arriva un attore, più giovane di lei. Certo, anche lui sembra un po’ stronzo. A breve scopriremo che sì, è bello, ma è praticamente un disadattato.

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Cominciamo a pensare che Isabelle abbia una propensione a innamorarsi di tapini. Capita. Poi temiamo che il film sia un brutale campionario di uomini di merda stilato quasi con cattiveria da Claire Denis insieme alla sua cosceneggiatrice, la scrittrice Christine Angot. Rapidamente tutti questi timori vengono scacciati. Non tanto dall’arrivo di un uomo decente o da qualche colpo di scena, ma dalla clamorosa interpretazione di Juliette Binoche, sensuale, sincera, simpatica. Due cameo in penombra per Gérard Depardieu e Valeria Bruni Tedeschi.

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In un altro emisfero incontriamo un altro personaggio femminile piuttosto interessante, interpretato da un’altra attrice tosta come Jessica Chastain. Molly’s game, scritto e diretto da Aaron Sorkin, racconta la storia vera di Molly Bloom, una donna brillante con doti innate d’intelligenza e determinazione. Dopo aver mancato le Olimpiadi invernali (specialità sci acrobatico) per un brutto infortunio ed essersi laureata a pieni voti in scienze politiche, finisce per avventura a organizzare esclusivi tavoli di poker, prima a Los Angeles poi a New York, dove persone molto ricche (attori, sportivi, collezionisti d’arte, finanzieri, speculatori e alla fine anche mafiosi) giocano enormi somme di denaro. Il film comincia la sera che l’Fbi piomba a casa di Molly, accusandola in pratica di aver fatto da banca alla mafia russa. Lei si rivolge a un avvocato (Idris Elba) che però, prima di accettare il suo caso, vuole essere sicuro che lei sia innocente.

Aaron Sorkin è un grande sceneggiatore e showrunner, che si è cimentato con personaggi come Steve Jobs (ha scritto il film di Danny Boyle) e Mark Zuckerberg (sua la sceneggiatura di The social network di David Fincher), ha fornito interessanti dietro le quinte di mondi complessi come quello della politica, della giustizia militare, della tv, del giornalismo. Insomma, essere l’oggetto di una sua sceneggiatura può quasi rappresentare una consacrazione per una donna conosciuta solo negli Stati Uniti. Ma stavolta il brillante sceneggiatore di Codice d’onore e showrunner di West Wing e Newsroom ha anche diretto il film. E alla pellicola manca qualcosa. Molly risulta un po’ bidimensionale e la scena madre del film non si svolge, come si poteva sperare, né in una poker room né in un’aula di tribunale.

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Pessime le recensioni di Escobar. Il fascino del male il film di Fernando León de Aranoa sulla storia d’amore tra Pablo Escobar e la star della tv colombiana Virginia Vallejo, interpretati rispettivamente da Javier Bardem e Penelope Cruz. La maggior parte delle stroncature sono motivate dal fatto che il film di León de Aranoa, tratto dal libro di Vallejo dal titolo molto Harmony Amando Pablo, odiando Escobar non è neanche lontanamente all’altezza della popolarissima serie Narcos che ruota intorno allo stesso barone della droga. Ma qualcuno si spinge oltre parlando di umorismo involontario.

Impietosamente Jessica King, su The Playlist, fornisce alcuni spunti: “La prima battuta del film dà subito l’idea di quello che ci aspetta. Cruz/Vallejo, con una pettinatura che ha scatenato l’ilarità all’anteprima stampa del film al festival di San Sebastian, è seduta, fragile e angosciata, sul lussuoso sedile di un aereo, mentre la sua voce off sussurra: ‘Mi è capitato spesso di lasciare una casa nel cuore della notte per colpa di un uomo. Ma mai un paese’. Il 90 per cento dei terribili dialoghi del film è in forma di aforismi. ‘I network televisivi sono come gli uomini, a volte devi lasciarli per essere apprezzata’ o infine ‘Se devi piangere per un uomo, meglio farlo in un jet privato che in un autobus’”. Mi fermo qui, prima di cominciare a pensare che il film meriti in effetti di essere visto.

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In uscita l’horror britannico Ghost stories, di Andy Nyman e Jeremy Dyson che hanno adattato per lo schermo la loro omonima commedia teatrale. Tre episodi in cui mescolano brividi e tipico umorismo britannico. Nel cast, oltre allo stesso Andy Nyman, il mitico Martin Freeman e il giovane Alex Lawther, apprezzato recentemente nella serie The end of the f***ing world. E c’è anche Doppio amore di François Ozon, thriller psicologico, molto molto patinato.

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