28 dicembre 2018 13:02

All’ultimo momento utile ecco una piccola lista dei film che voglio ricordare del 2018. Come al solito, rigorosamente in ordine sparso.

Tre manifesti a Ebbing, Missouri. In una società malata l’unico rimedio a violenza, rancori, ignoranza e dolore è ridare senso a una comunità. I personaggi patetici, tragici, comici messi in scena da Martin McDonagh sono degni di un grande dramma teatrale.

Un sogno chiamato Florida. Sul retro di una grande attrazione turistica esiste un’umanità precaria e “spazzina” che tira avanti in una discarica delle illusioni dove anche i bambini fanno fatica a sognare. La scena finale, quasi brutale, è una delle mie preferite dell’anno.

Corpo e anima. Quello tra Endre e Mária, che nasce in un mattatoio ungherese, entra di diritto nella lista degli amori improbabili della storia del cinema. La sua fragilità fa pensare a uno di quei santuari naturalistici in cui non bisogna toccare nulla. Ildikó Enyedi ci conduce in punta di piedi in questo santuario.

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The Post. Il film di Steven Spielberg non è indimenticabile, ma fa bene ogni tanto ricordare che le scelte giuste possono fare la differenza. E in particolare ai giornalisti fa bene ricordare che la cosa giusta da fare è informare il pubblico come si deve.

Dogman. Il fattaccio del canaro, liberato dalle zavorre della cronaca nera, e riportato a una dimensione mitologica, ancestrale, infantile. Solo un grande autore come Matteo Garrone poteva nobilitare quella storiaccia e trasformare un “mostro” in un principe.

Lazzaro felice. Eccezionale rappresentazione del mondo contadino così come ce la evocano le fiabe e le tradizioni popolari. Quando, come per magia, ci ritroviamo nella periferia milanese dei nostri giorni, viene da pensare che viviamo in pieno medioevo.

Tonya. Tragicomica parabola su una campionessa atipica dello sport americano. La drammatizzazione di interviste e situazioni espone nitidamente le contraddizioni di una ragazza e di tutto il mondo che le sta intorno.

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L’uomo che uccise Don Chisciotte. È una vera gioia salire sul carrozzone che Terry Gilliam è finalmente riuscito ad allestire. E visto che gli Indiana Jones non esistono più, quale migliore avventura che risalire la corrente della storia e della memoria.

In guerra. Un altro film essenziale di Stéphane Brizé nei dettagli dello sciopero di un gruppo di operai francesi. Una scrittura quasi scientifica rende tutto più vero della realtà.

Mektoub, my love. Canto uno. Insieme allo schivo protagonista finiamo catapultati, dalla testa ai piedi, in un’estate di tanti anni fa quando il mondo sembrava migliore. Forse perché eravamo tutti più giovani, forse perché era effettivamente migliore.

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