19 aprile 2019 16:46

Ci sono dei luoghi particolarmente difficili da immaginare senza averli visitati e delle cose difficili da capire senza averle sperimentate in prima persona. La realtà di Cipro per esempio. Come ha detto Marios Piperides nell’Anatomia di una scena, la sua commedia Torna a casa, Jimi! aiuta a farsi un’idea. Yiannis (Adam Bousdoukos) è un musicista un po’ spiantato di Nicosia che ha deciso di lasciare l’isola. A tre giorni dalla partenza il suo cane Jimi finisce nella parte turca della città e Yiannis deve andare a riprenderlo. Ma riportarlo “in Europa” non è facile.

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Il sottotitolo spiritoso (10 cose da non fare quando perdi il tuo cane a Cipro) non deve trarre in inganno perché la commedia di Marios Piperides non è demenziale. Al contrario lascia un sapore amaro in bocca. A essere demenziale al limite del surreale è la situazione in cui si ritrovano i protagonisti del film, Yiannis e il suo cane, ma anche la sua ex fidanzata Kika (Vicky Papadopolou) e un meccanico turco che suo malgrado accetta di aiutare Yiannis (Faith Al). Piperides, con intelligenza e misura, ci mostra un’umanità che fatica a districarsi in questa assurdità, di cui è vittima, ma che in qualche modo finisce per alimentare.

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Con l’operazione Cyrano mon amour, cominciata con una pièce teatrale nel 2016, Alexis Michalik ha dato alla Francia la sua versione di Shakespeare in love. Se il film premio Oscar di John Madden romanzava la creazione di Romeo e Giulietta, con Cyrano mon amour Michalik ci accompagna dietro le quinte della prima del Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, commedia in versi che messa in piedi in fretta e furia nel dicembre del 1897, diventò un successo assoluto, replicato in tutto il mondo, per tutto il secolo successivo.

Il film è abbastanza divertente e il Cyrano è abbastanza popolare anche da noi (anche grazie alla versione di Gigi Proietti) per farci apprezzare il gioco di specchi tra realtà e finzione, tra teatro e vita. Alexis Michalik cita direttamente il film di Madden come fonte d’ispirazione, ma in alcuni momenti il confine tra omaggio e copia carbone quasi scompare.

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In tema di omaggi, ripescaggi e citazioni, ci sono momenti in cui Il ragazzo che diventerà re di Joe Cornish strizza apertamente l’occhio a Excalibur di John Boorman. Alex, un ragazzino di dodici anni che vive nella periferia di Londra, finisce in un cantiere ed estrae Excalibur (la spada) da un pilastro di cemento armato. In breve scoprirà di essere il prescelto per far uscire il Regno Unito (e il mondo intero) dall’oscurità che lo avvolge. Ad aiutarlo alcuni compagni di scuola e un Merlino quasi punk che è al centro di quasi tutti i momenti più divertenti del film. Il candore con cui Joe Cornish affronta questa nuova appendice alle avventure di Artù e dei cavalieri della tavola rotonda è insieme il punto debole e il punto di forza del film. Un buon intrattenimento per ragazzi, una volta tanto, poco disneyano.

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In uscita anche Il campione con Andrea Carpenzano nei panni di un giovane calciatore viziato e arrogante che grazie al rapporto con un professore di liceo (Stefano Accorsi) scopre nuovi e profondi valori. Con questo film (prodotto da Matteo Rovere e Sydney Sibilia), il regista Leonardo D’Agostini viola alcuni sancta sanctorum: il campo di allenamento della As Roma, a Trigoria, e il calcio, un “tempio” in cui il cinema italiano si è sempre avventurato in punta di piedi.

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Infine Le invisibili di Louis-Julien Petit: quattro operatrici sociali si ribellano alla chiusura del centro di accoglienza per donne senza fissa dimora in cui lavorano. Il regista, sensibile alle tematiche sociali, ha lavorato con attrici non professioniste scelte proprio tra quelle donne emarginate a cui fa riferimento il titolo.

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