10 maggio 2019 17:53

Le persone serie questo fine settimana hanno due film importanti da vedere. Il primo è I figli del fiume Giallo di Jia Zhangke. L’altro è Che fare quando il mondo è in fiamme di Roberto Minervini. Fortunatamente di entrambi i film abbiamo pubblicato recensioni serie. Per il viaggio spazio-temporale di Jia Zhangke nella Cina contemporanea vi invito a leggere l’articolo di Francesco Boille. Mentre per Minervini posso rimandare all’articolo scritto per il sito di Internazionale da Goffredo Fofi, quando il film fu presentato a Venezia, lo scorso settembre, oltre che all’Anatomia di una scena registrata dallo stesso Minervini. Oooh. Così noi ci possiamo concentrare sulle cose meno serie.

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Non che Tutti pazzi a Tel Aviv (titolo italiano a parte) non sia una cosa seria. Al contrario quella di Sameh Zoabi è una commedia piacevole e sufficientemente intelligente. Salam (Kais Nashif, premiato a Venezia come miglior attore della sezione Orizzonti) porta i caffè sul set di una soap opera palestinese di successo intitolata Tel Aviv on fire (che poi è anche il titolo originale del film), ambientata alla vigilia della guerra dei sei giorni.

Quasi casualmente si ritrova a essere lo showrunner della soap, soprattutto grazie agli input che riceve da una fonte improbabile: un ufficiale dell’esercito israeliano che vuole impressionare la moglie, spettatrice accanita. L’intreccio e il gioco di specchi meta fa pensare un po’ a Pallottole su Broadway di Woody Allen. Il paragone però rischia di schiacciare il film di Zoabi e tutto il cast. E nessuno di loro merita di essere schiacciato.

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Sgombriamo subito il campo da dubbi: Pet sematary di Kevin Kölsch e Dennis Widmyer non è un remake di Cimitero vivente. Come il film del 1989 di Mary Lambert è tratto dal romanzo di Stephen King, uno dei più cupi e raccapriccianti. Anche se in realtà non ha senso è tuttavia inevitabile, libro alla mano, il confronto tra i due film. Di solito non mi piace ricorrere alle metafore calcistiche o sportive, ma diciamo che i novanta minuti e anche i supplementari finiscono in parità. Ai rigori vince il film dell’89, ma solo per il cameo di Stephen King e la canzone dei Ramones (e magari anche perché quando l’ho visto ero un ragazzino).

Se a qualcuno dovesse servire la trama: il dottor Louis si trasferisce da Boston in una casetta nei boschi del Maine con la moglie Rachel e i due figli. A due passi da casa c’è uno stradone dove passano a tutta velocità degli enormi tir che non lasciano scampo a Church, il gatto di casa. Per fortuna vicino a casa c’è un luogo magico che riporta in vita chi ci viene sotterrato. Pazienza quindi se il gatto, una volta che è tornato a casa vivo e vegeto, è più aggressivo del solito. Quando un tir travolge la figlia Ellie, Louis decide di seppellirla nello stesso luogo. Insieme a Ellie, dal pet sematary verranno fuori tutti gli spettri della famiglia. Nel cast Jason Clarke, Amy Seimetz e John Litgow.

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