22 febbraio 2018 18:19

S’intitola The Redo issue ed è il primo numero del quadrimestrale di fotografia Rvm, Rear view mirror. Redo è un gioco di parole in inglese: si riferisce sia al colore rosso, che è il tema a cui è dedicato questo primo numero, sia al verbo redo, cioè rifare. Infatti Rvm rinasce dopo quasi quattro anni. La prima edizione era stata pubblicata nel 2009.

Ora torna in formato più grande, con una copertina grafica invece che fotografica, ed è realizzata da Giammaria De Gasperis, che lavorava anche nella prima edizione, Agnese Porto, con cui ha fondato la casa editrice che pubblica la rivista, la Rvm hub, Veronica Daltri, caporedattrice, e Francesca Pignataro, art director e responsabile del nuovo progetto grafico.

The Redo issue presenta cinque portfoli, stampati su carte diverse, scelte in base alle esigenze del racconto e al tipo di immagini, spiegano i due curatori. Ogni portfolio è introdotto da un racconto breve scritto da vari autori e autrici italiani che hanno immaginato delle storie in grado di evocare l’atmosfera delle immagini.

Claudio Cerasoli

Il fotografo che apre il numero è Davide Monteleone con il lavoro The april theses, una serie di autoritratti e paesaggi che Monteleone ha scattato ripercorrendo il viaggio di Lenin del 1917 per tornare in Russia dopo l’esilio. Si prosegue con i lavori di Carlotta Cardana, Sanne De Wilde, Robin Hammond e Guram Tsibakhashvili.

Claudio Cerasoli

Fino ad arrivare alle Columns, le rubriche affidate a fotografi, curatori e altri professionisti, in cui sono raccontate le storie dietro alcune foto o lavori fotografici. David Campany, per esempio, spiega l’evoluzione della pellicola Kodachrome a colori e l’uso che ne hanno fatto grandi fotografi come Fred Herzog, Tod Papageorge e Harry Gruyaert. In tema con il primo numero di Rvm, Campany ha selezionato le immagini in cui il colore rosso è una componente importante.

Claudio Cerasoli

Il fatto che nelle ultime pagine, oltre alle didascalie delle immagini, ci siano tutti i testi della rivista tradotti in inglese, fa pensare che l’intenzione dei curatori sia quella di rivolgersi a un pubblico non solo italiano. E nel formato, la scelta del tema monografico e le diverse carte usate questa nuova veste di Rvm ricorda già alcune riviste straniere come Foam o Aperture.

Oggi in Italia e all’estero pubblicare un libro o una rivista fotografica è una scelta coraggiosa, oltre che costosa. Le esperienze editoriali più diffuse in questo momento sono le autoproduzioni, spesso realizzate attraverso campagne di crowdfunding, capaci quasi sempre di ottenere i finanziamenti che cercano. Queste operazioni dimostrano che c’è un pubblico per la fotografia formato da persone che se amano un progetto sono disposte a sostenerlo.

I fondatori di Rvm hanno fatto una scelta controtendenza: hanno aperto la loro casa editrice indipendente e distribuiscono la loro rivista in libreria e presto sul sito. Una scelta che sembra avere tutte le caratteristiche per avere un pubblico che la sostenga.

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