03 dicembre 2014 12:02

Nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, a Bhopal, quasi quattromila persone furono uccise da una nube di 42 tonnellate di isocianato di metile (un gas altamente tossico) proveniente da uno stabilimento dell’azienda statunitense Union Carbide.

Nei venti anni successivi si stima che il disastro abbia causato almeno 25mila morti e danni gravi o irreversibili per altre 560mila persone. Ma il governo ha finora risarcito solo 5.295 persone.

Si ritiene che i prodotti chimici ancora presenti nel complesso abbandonato, dove non stati eseguiti lavori di bonifica e contenimento, continuino a inquinare l’area circostante, in particolare le falde acquifere.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it