Homer Sykes, britannico di origine canadese, diventa fotoreporter all’inizio degli anni settanta. Comincia a collaborare con varie riviste tra cui The Observer, The Telegraph e Time ma si stanca presto di lavorare per i giornali: “I fotogiornalisti sono come le pecore, se gli chiedi di andare a fotografare qualcosa produrranno tutti le stesse immagini”.

All’inizio degli anni settanta parte per il Lancashire, nel nord dell’Inghilterra, per documentare le celebrazioni della Pasqua. E senza saperlo, comincia un progetto che durerà vari anni sulle tradizioni e i costumi britannici.

Les Douches la Galerie di Parigi, fino al 31 ottobre 2015, presenta i lavori che Sykes ha realizzato tra gli anni settanta e gli anni ottanta: un’immersione nel quotidiano, nel folklore e nei cambiamenti nel Regno Unito.

Questi anni della sua carriera coincidono con un periodo di profonde trasformazioni economiche nel paese. Il mondo operaio, la vita dei minatori, sono raccontati con uno stile a metà tra il tragico e il grottesco, ma mai feroce o ironico. I poveri, gli umiliati ma anche la classe dirigente britannica appaiono nelle sue immagini filtrati attraverso “uno sguardo gentile che riesce a catturare situazioni banali e a volte assurde. E illustrano perfettamente gli anni di Margaret Thatcher”, spiega il critico Thierry Hay.

Sykes, secondo Michaël Houlette, direttore della Maison de la photographie Robert Doisneau di Gentilly, fa parte della generazione di fotografi britannici come Martin Parr e Chris Killip che usano la fotografia “come uno strumento che oscilla tra informazione e creatività”.

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