04 gennaio 2016 13:47

In Burkina Faso quasi un milione di persone, su una popolazione di 18 milioni di abitanti, vive grazie all’orpaillage, cioè all’estrazione dell’oro da miniere abusive. Secondo le autorità sono circa mille i siti minerari illegali nel paese, che producono da una a due tonnellate d’oro all’anno. Non molto se si confronta questo dato con le 36 tonnellate estratte nel 2014 su scala industriale.

Il lavoro è durissimo, si svolge con mezzi rudimentali e in totale assenza di misure di sicurezza: bisogna calarsi all’interno di cunicoli verticali (in media profondi dai 60 agli 80 metri, con punte anche di 200 metri) sfruttando le piccole nicchie ricavate sulle pareti, in una sorta di free climbing al contrario. Solo nelle miniere più profonde e leggermente più strutturate si ricorre a verricelli e corde.

Una volta sul fondo si procede alla frantumazione della roccia con un piccone (alle volte anche con la dinamite) e in seguito i frammenti vengono portati in superficie all’interno di sacchi che pesano tra i 40 e i 50 chili.

All’interno di queste anguste gallerie, che consentono a malapena il passaggio di un uomo, il buio assoluto è rischiarato solo dalle piccole torce legate alla fronte dei minatori e il caldo è soffocante. Gli incidenti, spesso mortali, sono frequenti soprattutto con il sopraggiungere della stagione delle piogge, durante la quale questo tipo di attività estrattive sarebbe vietato. Alcuni minatori cercano di calarsi comunque, sfidando il pericolo che l’acqua piovana trasformi i cunicoli in trappole mortali.

Le attività minerarie coinvolgono interi nuclei familiari, non risparmiando donne e bambini. Le prime – oltre alle consuete attività domestiche – vengono impiegate nella frantumazione delle pietre riportate in superficie e nel filtraggio della conseguente polvere, mentre i bambini il più delle volte fanno la spola portando l’acqua ai minatori.

In aggiunta a tutto ciò l’orpaillage sta mettendo in serio pericolo l’equilibrio ambientale dell’intera zona a causa della massiccia deforestazione messa in atto per fare spazio alle miniere e della continua immissione di sostanze altamente inquinanti come il mercurio e il cianuro, utilizzate in grandi quantità nel procedimento di purificazione dell’oro.

Le foto sono state scattate da Giorgio Bianchi nell’ottobre del 2015.

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