06 maggio 2016 17:23

Il centro per la fotografia fratelli Lumière di Mosca propone una retrospettiva sul maestro della fotografia lituana Antanas Sutkus, famoso in particolare per le opere realizzate tra gli anni cinquanta e settanta.

Come afferma la critica e storica Margarita Matulite, Antanas Sutkus “è l’Omero della fotografia lituana. Tutta la sua opera è un poema epico, fatto da frammenti di vita quotidiana”. Il fotografo ha visto il mondo sempre con un grande rispetto per le persone e con un occhio penetrante, qualità che rendono le sue immagini un tributo all’essere umano, agli eroi di tutti i giorni che guardano dritto verso l’obiettivo, senza paura.

Sutkus sogna fin da bambino di diventare giornalista. Con gli studi all’università di Vilnius comprende di sentirsi deluso e lontano dalle formule del giornalismo sovietico, così si dedica solo alla fotografia come freelance. Quando comincia a scattare, negli anni cinquanta, non esiste una tradizione fotografica in Lituania, e Sutkus sviluppa un’estetica senza avere molti punti di riferimenti nel suo campo. In realtà si lascia ispirare dal cinema e dalla letteratura, e in particolare da autori come Vladimir Nabokov, Franz Kafka, Ernest Hemingway e Gabriel García Márquez.

La forza delle sue fotografie arriva da una straordinaria capacità di intuizione e osservazione, oltre che dalla spontaneità. In Nostalgia for bare feet, la sua serie più famosa, Sutkus ritrae i soggetti colti in un attimo, in un presente assoluto e in qualsiasi contesto. Come con i bambini, grandi protagonisti delle sue immagini, che ritratti in un’età di passaggio verso l’età adulta, si sentono liberi e sicuri davanti all’obiettivo.

La mostra Nostalgia for bare feet, realizzata grazie al contributo dell’ambasciata lituana e dell’archivio di Sutkus, rimarrà aperta fino al 29 maggio 2016.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it