19 luglio 2016 13:22

Nel 1961 il governo italiano guidato dal democristiano Amintore Fanfani definì il nuovo piano di costruzioni stradali e infrastrutture, tra cui la A3, l’autostrada Salerno-Reggio Calabria.

Contemporaneamente avviò un processo d’industrializzazione che coinvolse il sud dell’Italia. Nel 1971 il presidente del consiglio Emilio Colombo stanziò un pacchetto di 1.300 miliardi di lire per lo sviluppo industriale della Calabria: nel 1973 fu inaugurata la Liquichimica Biosintesi di Saline Joniche. Pochi giorni dopo la sua apertura, l’Istituto superiore di sanità denunciò la presenza di componenti cancerogene e la fabbrica chiuse; gli operai che ci lavoravano rimasero 23 anni in cassa integrazione. Ora la Liquichimica è una delle tante aree industriali abbandonate che si vedono dall’autostrada. Nel 1978 l’intero villaggio di Eranova venne demolito per far posto a un centro siderurgico mai realizzato.

Oggi la Calabria è ancora una regione di viadotti demoliti, dighe incompiute e “cattedrali nel deserto”; di emigranti, pastori e braccianti stranieri stagionali che lavorano come schiavi nella piana di Gioia Tauro. La giornalista Adele Cambria, per raccontare la sua terra, scrisse sull’Europeo che era “pietrificata in un principio di sviluppo economico, sociale e culturale che non si è mai avuto”.

Il 22 febbraio, Matteo Renzi ha annunciato che i lavori di completamento della Salerno-Reggio Calabria termineranno il 22 dicembre 2016.

Nel loro progetto artistico In quarta persona Martin Errichiello e Filippo Menichetti seguono i 442,9 chilometri di tortuoso percorso autostradale per raccontare la Calabria, regione “sospesa tra utopia e tradimento”.

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