22 novembre 2016 17:00

La città di New York è stata il tema centrale della carriera di Louis Faurer, statunitense di famiglia polacca considerato un “fotografo per fotografi”, conosciuto poco dal grande pubblico ma amato dai suoi colleghi per la purezza del suo sguardo.

Faurer (1916-2001) nasce a Filadelfia. Da giovane i suoi interessi non riguardano la fotografia ma il disegno; a soli 13 anni spedisce dei lavori alla Disney, che lo vorrebbe assumere ma non prima prima di aver conosciuto il giovane, che per incontrarli dovrebbe andare in California a conoscerli. Rinuncia all’offerta, spaventato: “Mi sembrava di andare all’altro capo del mondo”. Continua gli studi e si dedica al lettering e all’illustrazione pubblicitaria.

A 21 anni compra la sua prima fotocamera e Market street, una grande arteria commerciale di Filadelfia, diventa il suo primo soggetto. Vince un concorso indetto dal Philadelphia Evening Public Ledger, un quotidiano locale. È un grande ammiratore di Walker Evans e di Harper’s Bazaar, rivista femminile statunitense che all’epoca gode della direzione artistica innovativa di Alexey Brodovitch. Nel 1947 si trasferisce a New York, reclutato da Lillian Bassman che lo vuole tra i suoi fotografi per Junior Bazaar, una versione di Harper’s per un pubblico più giovane. Grazie a questa collaborazione incontra Robert Frank: i due diventano grandi amici. Frank lo aiuta invitandolo a stabilirsi nel suo loft, dove vive in compagnia di nove gatti.

Per Faurer, New York è un’esperienza travolgente. Scatta ogni giorno, nelle strade, studiando le luci ipnotiche della città. Tra il 1946 e il 1951 realizza le sue foto più notevoli in cui mette pienamente a fuoco il suo stile. Faurer coglie personaggi anonimi, persone comuni, nella banalità della vita quotidiana e li strappa via dalla malinconia che li circonda. Lo sguardo di Faurer è profondamente onesto ma alla violenza e al clamore preferisce le cose fragili sulle quali sofferma e si immedesima: per lui questa è l’unica cosa ad avere senso. “Desidero intensamente raccontare la vita come la vedo, come la sento. Finché sarò stupefatto dagli eventi, dalle espressioni, dai movimenti, mi sentirò sicuro abbastanza per continuare. E tutti i miei dubbi svaniranno”.

La Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi riscopre l’opera di Louis Faurer con una mostra che sarà aperta fino al 18 dicembre 2016.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it