19 aprile 2020 11:04

Stephen Shore ha segnato la storia della fotografia grazie soprattutto a due lavori, American surfaces e Uncommon places. Ciò che li ha resi importanti, tra le altre cose, è stato il fatto che per la prima volta un fotografo usava la pellicola a colori per raccontare il paesaggio americano, concentrandosi su aspetti apparentemente banali del quotidiano.

Per Uncommon places, realizzato negli anni settanta, Shore ha usato una macchina fotografica di grande formato, con cui ha ritratto ampie strade, parcheggi, stazioni di benzina, ma anche la sua colazione o la stanza del motel in cui dormiva durante il viaggio. Insieme a questa macchina, che era più ingombrante e prevedeva tempi più lunghi per realizzare una singola immagine, Shore ne aveva con sé una più piccola, che gli permetteva di soffermarsi su quello che aveva intorno e catturarlo in maniera più spontanea.

Dopo cinquant’anni, quegli scatti sono stati raccolti per la prima volta nel libro Transparencies: small camera works, 1971-1979, pubblicato da Mack books a marzo del 2020. “È come se fossero dei momenti anticipatori di qualcosa di più grande. Sono foto scattate da punti di vista più insoliti, come dal finestrino della mia auto”, dice Shore.

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