18 febbraio 2021 17:05

La vita personale e artistica di Mario Giacomelli è stata segnata dal forte radicamento alle sue origini: Senigallia, il mare e l’entroterra marchigiani. Viaggiava poco e malvolentieri perché preferiva restare in quei luoghi, di cui narrò paesaggi e personaggi, come i seminaristi di Io non ho mani che mi accarezzino il volto e gli anziani nell’ospizio di Verrà la morte e avrà i tuoi occhi. Nonostante questa resistenza agli spostamenti, il fotografo è stato un instancabile sperimentatore e la sua arte gli ha permesso di superare qualsiasi confine geografico.

Senigallia è la città in cui nacque nel 1925 e dove morì, nel 2000. A vent’anni dalla sua scomparsa, il comune ha deciso di dedicare un’ala di palazzo del Duca a un’esposizione permanente, che comprende circa ottanta fotografie donate da Giacomelli alla città negli anni novanta. La mostra è stata ideata in collaborazione con gli Archivi Mario Giacomelli e curata da Katiuscia Biondi, direttrice dell’Archivio Mario Giacomelli - Rita Giacomelli. Per questo nuovo allestimento è stato pensato un percorso non antologico e non cronologico, ma che mette in luce temi e suggestioni. “I singoli scatti sono fotogrammi insolubili di un unico racconto, quello della sua vita e del suo rapporto con il mondo, e ogni foto rimanda alle altre in un’unità stilistica di simboli e segni che solo un maestro sa perseguire con tanta coerenza e potenza evocativa” afferma Biondi.

Questa collezione permanente è affiancata dalla mostra temporanea Le realtà del sogno. Il gruppo Misa da Cavalli a Giacomelli, che racconta la storia dell’associazione fotografica fondata da Giuseppe Cavalli nel 1954 e di cui fecero parte anche Giacomelli, Ferruccio Ferrone, Piergiorgio Branzi e Alfredo Camisa. La mostra si svolge sempre a Senigallia, a palazzetto Baviera, fino al 31 maggio.

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it