Il virus raggiunge i profughi rohingya in Bagladesh

Il nuovo coronavirus è stato individuato in uno dei campi profughi nel sud del Bangladesh dove hanno trovato rifugio più di un milione di rohingya, la minoranza musulmana vittima di persecuzione in Birmania. Louise Donovan, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, ha confermato il 14 maggio che sono risultati positivi al covid-19 un profugo rohingya e un abitante del posto, che sono stati subito isolati.

Le agenzie umanitarie hanno già avvertito del pericolo della diffusione del virus nei 34 campi che ospitano i rohingya, dove la densità abitativa è quaranta volte superiore al resto del paese, con circa 40mila persone per chilometro quadrato. In ogni baracca di plastica di circa dieci metri quadrati vivono fino a dodici persone.

Gli operatori umanitari all’interno dei campi sono stati formati per prevenire e controllare i contagi e sono stati diffusi messaggi in varie lingue per informare la popolazione dei rischi e delle precauzioni da prendere. Ma molti attivisti sottolineano che la mancanza di accesso a notizie accurate sta alimentando la disinformazione riguardo al virus. E diverse organizzazioni hanno chiesto al governo del Bangladesh di eliminare le restrizioni sull’uso dei cellulari e di internet all’interno dei campi, imposto lo scorso settembre per motivi di sicurezza.

Nei giorni scorsi il numero dei contagi è cresciuto anche nel resto del Bangladesh, dove finora sono stati registrati 18.863 casi e 283 decessi. Ma il bilancio potrebbe essere molto più grave, data la mancanza di strumenti per eseguire i test sulla popolazione. Il governo ha imposto il lockdown in tutto il paese dal 26 marzo.

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