Il virus ha cambiato il modo di sposarsi in Uganda

In Uganda, con l’arrivo della pandemia di nuovo coronavirus, è stata coniata una nuova espressione: “matrimonio scientifico”. Indica un modo “efficiente” di celebrare le nozze, con al massimo dieci invitati, come previsto dalle misure di contenimento del virus.

Gli ugandesi della classe media, per cui i matrimoni sono diventati un modo per esibire il loro status, sono rimasti molto delusi, scrive il quotidiano olandese de Volkskrant, perché hanno visto sfumare festeggiamenti sfarzosi da migliaia di euro, con centinaia di persone e lunghe file di auto a noleggio. Ancora più colpiti sono stati tutti coloro che vivono di quest’industria, dagli addetti ai catering ai cantanti di matrimoni, che negli ultimi anni hanno approfittato del boom di questo settore. Come racconta l’Irish Times, era ormai consuetudine che gli sposi facessero comporre ai musicisti una canzone speciale per celebrare il loro amore.

Alcuni matrimoni si sono celebrati lo stesso, in forma ristretta, con gli sposi costretti a disinfettarsi le mani prima di entrare in chiesa, continua de Volkskrant. Spesso telegiornali e quotidiani ne danno notizia, soprattutto se gli sposi sono parenti di personalità pubbliche.

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Ma l’emergenza coronavirus è stata vista anche come il momento perfetto per rompere con la tradizione ed evitare di spendere una fortuna per i festeggiamenti. Il quotidiano olandese ha intervistato Herbert Byamukama, 38 anni, tecnico informatico di Kampala, che il 25 aprile ha sposato la fidanzata Marjorie Sanyu. “Abbiamo fatto una diretta su Facebook del nostro matrimonio ”, racconta Byamukama, un po’ triste di non essere partito in viaggio di nozze, ma sollevato di aver risparmiato l’equivalente di 7.500 euro. Oggi quegli amici che hanno partecipato alla cerimonia da casa gli dicono: “Voglio sposarmi anch’io in questo periodo, così risparmio un po’!”.

L’espressione “matrimonio scientifico” è stata usata all’inizio dell’emergenza dal presidente Yoweri Museveni, che ha ricordato le sue nozze in forma ridotta con la moglie Janet a Londra nel 1973. Una scelta di cui non si è mai pentito, dice il leader ugandese. A quei tempi Museveni era un giovane ribelle costretto all’esilio dal dittatore dell’epoca. “Nel 1973 il coronavirus si chiamava Idi Amin”, ha detto Museveni.

I casi ufficialmente registrati di covid-19 in Uganda sono 160. Tra le misure adottate dal governo alla fine di marzo c’è il divieto di raduni religiosi e la chiusura dei locali notturni.

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