25 maggio 2020 17:10

Dieci idee brillanti contro il virus dall’Africa

Oggi si festeggia la giornata mondiale dedicata all’Africa, che ricorda la fondazione dell’Organizzazione dell’unità africana (dal 2002 Unione africana) il 25 maggio del 1963. Per l’occasione il sito di Radio France International ha raccolto dieci iniziative dal continente che possono fare la differenza nella lotta contro il nuovo coronavirus.

  1. Canzoni per la prevenzione Molti artisti africani, dal rapper ugandese Bobi Wine al musicista senegalese Youssou N’Dour, si sono impegnati per diffondere nei loro brani dei messaggi sulla prevenzione e sui gesti barriera. In Sudafrica lo Ndlovu youth choir, un coro di giovani sudafricani, ha cantato le raccomandazioni contro il virus dell’Organizzazione mondiale della sanità nelle undici lingue ufficiali sudafricane.
  2. Soap da lockdown Sempre in Sudafrica è nata l’instavela Lockdown heights, una serie su Instagram cominciata il 27 marzo, che consiste in episodi da una decina di minuti. Una sitcom prodotta da casa su questi tempi d’isolamento.
  3. Fondi di solidarietà contro il covid-19 Il Marocco ha fatto scuola lanciando il 15 marzo un Fondo per la lotta contro il coronavirus, che ha raccolto più di 3 miliardi di euro, l’equivalente del 3 per cento del pil nazionale. Con un gesto simbolico tutti gli alti funzionari del governo hanno devoluto un mese di stipendio. Altri paesi africani hanno seguito l’esempio.
  4. Donazioni private In Nigeria un’iniziativa simile è stata lanciata nel settore privato, in particolare dall’industriale Aliko Dangote, l’uomo più ricco del continente, che insieme alla banca Access Bank hanno ottenuto promesse per 57 milioni di dollari da destinare alla costruzione di centri di cura e all’acquisto di test per il covid-19.
  5. Dati accurati Com’è successo in altri continenti, anche in Africa è stato creato un sito per seguire l’andamento della pandemia con dati precisi provenienti da fonti affidabili. È stato creato da un esperto francosenegalese, Cédric Moro, e usa i dati dell’ufficio regionale dell’Oms e quelli del Centro di controllo delle malattie dell’Unione africana.
  6. La mascherina intelligente Un’équipe di otto scienziati ha messo a punto una mascherina intelligente (Midad) che sarebbe in grado di individuare i primi sintomi di infezione analizzando alcuni fattori nel respiro di chi la porta (tosse, starnuti, tasso di ossigeno nel sangue) e inviarli con il bluetooth a un’app di tracciamento chiamata Trackorona.
  7. Il test senegalese L’Istituto Pasteur di Dakar, in collaborazione con il laboratorio britannico Mologic, sta studiando un test sierologico del costo di 1 euro, in grado di dare un risultato in dieci minuti.
  8. Disinfettante per tutti Nella capitale camerunese Yaoundé l’associazione Local youth corner ha deciso di produrre il gel idroalcolico per disinfettare le mani, che nel paese è molto costoso, su ampia scala, con fondi propri, seguendo la ricetta dell’Oms. Migliaia di confezioni sono già state distribuite nei quartieri più poveri.
  9. Un posto dove lavarsi In Benin alcuni studenti universitari hanno ideato una postazione per lavarsi le mani da installare nelle aree dove manca l’acqua corrente. È formata da un rubinetto e da un distributore di sapone dotati di fotocellula, alimentati a energia solare.
  10. Un posto dove riflettere L’istituto Muntu, fondato in Camerun dal sociologo e antropologo Parfait Akana, ha lanciato la piattaforma Iniziativa dei sociologi contro il covid-19 in Camerun per raccogliere testimonianze e riflessioni su questo periodo. Hanno già contribuito intellettuali del calibro di Achille Mbembe. L’università di Città del Capo ha invece lanciato il sito accademico Corona Times.

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