◆ La pandemia di covid-19 ha costretto il mondo accademico a ripensare i convegni scientifici. Negli ultimi mesi alcune iniziative sono state cancellate, mentre altre si sono svolte online. Una nuova programmazione delle attività, basata sulle esperienze fatte durante la pandemia, potrebbe aiutare a ridurre le loro conseguenze negative per l’ambiente. Le conferenze producono infatti emissioni di anidride carbonica. Secondo un’analisi pubblicata sulla rivista britannica Nature, i viaggi dei 28mila partecipanti alla conferenza dell’American geophysical union, nel dicembre scorso a San Francisco, hanno prodotto 80mila tonnellate di anidride carbonica. I voli intercontinentali sono una delle principali fonti delle emissioni di CO2. Un volo di andata e ritorno da Hong Kong a San Francisco emette più anidride carbonica delle attività di un abitante del Regno Unito in un anno.
Durante la pandemia molti convegni si sono svolti in rete, tra cui quello dell’European geosciences union, con 26mila partecipanti. In futuro le conferenze si potrebbero organizzare in modo diverso. Per esempio, alcune potrebbero essere online, oppure diventare biennali invece che annuali, intervallate da riunioni su internet. O ancora, si potrebbero scegliere luoghi facilmente accessibili, minimizzando gli spostamenti. Un’altra ipotesi è far partecipare fisicamente alle conferenze chi non viene da troppo lontano, e invitare online tutti gli altri.
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Questo articolo è uscito sul numero 1368 di Internazionale, a pagina 90. Compra questo numero | Abbonati