L’ombra del fuoco è un romanzo poliziesco storico, ambientato nella Parigi del 1871. È primavera, e la capitale francese è in stato d’assedio. Il governo di Adolphe Thiers, insediato a Versailles, va all’offensiva per stroncare la Comune. A margine di questa guerra civile riappare il serial killer Henri Pujols. Eccolo tornato a rapire, drogare e sequestrare ragazze per soddisfare i pornografi e i clienti dei bordelli. Tre ausiliari della polizia e un soldato del 105° battaglione federato – la cui amante è appena scomparsa – indagano per le strade, tra bivacchi e ospedali improvvisati, per tentare di mettersi sulle tracce delle vittime di Pujols. La storia del romanzo di Hervé Le Corre è raccontata in dieci capitoli, corrispondenti ad altrettanti giorni crepuscolari a partire dal 18 maggio, compresa la cosiddetta settimana di sangue (tra il 21 e il 28 maggio 1871) che distruggerà i sogni degli insorti. Dei dieci personaggi di cui il romanziere bordolese ci narra le vicende, pochissimi sopravviveranno. L’ombra del fuoco è un racconto che affascina per la sua tensione e la sua malinconia. La tavolozza cromatica del romanziere ha ben poche somiglianze con quella del grande pittore comunardo Gustave Cour-bet, perché Le Corre fa essenzialmente acqueforti. Pagina dopo pagina incide le ombre, nei cieli e nei volti, in una Parigi fatta di fuliggine e di oscurità notturna. Qua e là, macchie di colore si mescolano all’inchiostro nero: il rosso sangue della bandiera comunarda, l’incandescenza di un incendio, la fiamma di una lampada a petrolio. I barlumi di speranza che tremolano e non si spengono.
Macha Séry,Le Monde
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Questo articolo è uscito sul numero 1391 di Internazionale, a pagina 70. Compra questo numero | Abbonati