Il primo film di Tyler Taormina inizialmente sembra molto familiare, poi diventa sempre più strano, ma senza eccessi. Può essere visto come un’allegoria della vita suburbana della classe media statunitense, ma offre anche qualcosa di più. È tarda primavera nei sobborghi. Ragazze e ragazzi indossano vestiti, giacche e cravatte. Forse non vanno al ballo di fine anno, ma comunque si preparano per un qualche tipo di evento. Lungo la strada i ragazzi parlano di sesso, in modo esplicito e anche goffo. Le ragazze, invece, di moda e popolarità. Le similitudini con i classici adolescenziali si fermano qui. Senza voler dire di più, Ham on rye può far pensare alla Lotteria di Shirley Jackson, ma a differenza del racconto di Jackson qui non c’è nessuna forma di orrore o di violenza. Il disagio è solo esistenziale. Questo film impressionante, all’inizio molto realistico, sfocia in una sorta di surrealismo che turba e commuove. Glenn Kenny, The New York Times
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Questo articolo è uscito sul numero 1394 di Internazionale, a pagina 74. Compra questo numero | Abbonati