Mike Cahill si trova bene nel disagio. Le sue visioni fantascientifiche si basano sempre su elementi di confronto e di contrasto: come sarebbe incontrare un doppione di noi stessi (come raccontava in Another Earth) o scoprire i segreti della reincarnazione guardando negli occhi delle persone (come s’immaginava in I origin). Ma la portata delle sue ambizioni a volte supera i limiti del budget o la logica della sceneggiatura rendendo i suoi film più un miscuglio d’idee alla rinfusa che un interessante rompicapo. Sfortunatamente con Bliss Cahill sembra soccombere completamente a questo impulso. S’impegna a creare un mondo ricco ed esteso, ma al suo interno si fa fatica a trovare qualcosa di significativo. Greg (Owen Wilson), nel mezzo di un divorzio e dopo essere stato licenziato, incontra una donna misteriosa, Isabel (Salma Hayek), che lo convince che loro due sono le uniche persone reali all’interno di una simulazione. Gli mostra come, con un semplice gesto, si possono manipolare persone e oggetti. Dopodiché i due partono alla ventura per Los Angeles, convinti che tutti i danni che fanno non abbiano alcuna conseguenza nella realtà. Dà un certo piacere seguire Greg e Isabel nel loro giorno di anarchia, ma Bliss annaspa ogni volta che si cerca di andare in profondità, nonostante le comparsate di Bill Nye e Slavoj Žižek provino a dare al tutto una patina intellettuale. Clarisse Loughrey, Independent

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Questo articolo è uscito sul numero 1397 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati