Avere un padre famoso può essere una benedizione ma anche uno svantaggio, e i racconti della raccolta di esordio di Naomi Ishiguro, Vie di fuga, sono destinati ad attirare più attenzione a causa del suo genitore vincitore del premio Nobel. Scritti in modo accattivante, sono racconti fantasiosi che privilegiano l’immaginazione rispetto al crudo realismo. Sfidato a disegnare immagini a tema spaziale che rappresentino l’effervescenza, la prospettiva e infine l’ignoto, un ragazzo riesce a inventare un’immagine in cui puoi entrare e svanire. Un altro ragazzo impara a sue spese che non devi riporre la tua fiducia nei maghi. In un altro racconto, la relazione di una coppia di sposini è analizzata delicatamente dopo che la moglie ha acquistato un orsacchiotto gigante all’asta, invece di comprare dei mobili. La sezione più lunga, quasi una novella in tre segmenti, è una finta fiaba con un acchiappa topi e un re morto. Ishiguro sa usare una buona gamma di voci distinte e in queste storie apparentemente semplici c’è più sottigliezza emotiva di quanto non sembri a prima vista. 
Phil Baker, The Times

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Questo articolo è uscito sul numero 1398 di Internazionale, a pagina 76. Compra questo numero | Abbonati