I Mouse on Mars credono nel potenziale creativo del caos. Questo vale in particolare per l’ultimo album del duo tedesco, AAI, che sta per “anarchic artificial intelligence”. E infatti questo disco può essere definito come il loro progetto meno catalogabile. È un lavoro che usa l’intelligenza artificiale sia come forma sia come contenuto. In apparenza AAI sviluppa alcune idee del disco precedente, Dimensional people. C’è in particolare la voce di Louis Chude-Sokei, che illustra molti dei temi alla base dell’album, come l’intelligenza delle macchine. In realtà quella che si ascolta non è la sua voce, ma la riproduzione realizzata da un software d’intelligenza artificiale realizzato apposta per i Mouse on Mars. Oltre a questa manipolazione, si sentono altre voci: un coro di suoni eccentrici, in parte umani e in parte artificiali, che assume varie forme: linee di basso, arpeggi, drone e perfino percussioni. AAI s’interroga su un dilemma: cosa può succedere se si affida l’azione alle macchine?
Philip Sherburne,
Pitchfork
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Questo articolo è uscito sul numero 1400 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati