Alla veneranda età di 34 anni Paul Dano ha deciso di debuttare alla regia. E la star del cinema indie statunitense non si è neanche reso la vita particolarmente facile, decidendo di adattare per lo schermo un libro di Richard Ford, lo scrittore premio Pulitzer la cui prosa scarna e tormentata gli è valsa il paragone con Raymond Carver. Wildlife è la storia di un nucleo familiare – padre, madre, figlio adolescente – negli anni sessanta che esplode come una bomba atomica. Attraverso gli occhi del giovane Joe (Ed Oxenbould, che fa pensare un po’ allo stesso Dano) vediamo il padre Jerry (Jake Gyllenhaal), appena licenziato, e la madre Jeanette (Carey Mulligan), avviata all’alcolismo, che imboccano una spirale discendente. Al contrario di molti film del genere, l’obiettivo non è puntato sui confronti tra i due protagonisti, ma si concentra su quello che non viene detto, sui pesanti silenzi che accompagnano la cena. Gyllen-haal è un ottimo cane bastonato, ma la scena la ruba Mulligan con la sua perfetta casalinga travolta da una pesante crisi esistenziale. Dano e Zoe Kazan (sua compagna nella vita e cosceneggiatrice del film) hanno creato un dramma malinconico e dettagliato che ti fa innamorare dei tre protagonisti e poi ti spezza il cuore. Nick De Semlyen,Empire

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Questo articolo è uscito sul numero 1401 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati