Dopo la morte di Superman la Terra è vulnerabile alle minacce che vengono da altri mondi. Tocca a Batman mettere insieme un team di supereroi per difendere il pianeta. Zack Snyder è un regista di cinema d’azione che più di altri suoi contemporanei sarebbe stato a suo agio ai tempi del cinema muto. Non perché sia bravo a raccontare per immagini (lo è), ma soprattutto per la sua propensione a puntare su emozioni grandi e semplici. È uno dei motivi del fascino tanto di Zack Snyder quanto del suo Zack Snyder’s Justice League, ormai noto come The Snyder cut. Cose buone e cose cattive vanno prese insieme. Lo Snyder cut dura quattro ore contro le due della versione del 2017 di Joss Whedon (che a sua volta aveva sostituito a metà strada Snyder, e ora è caduto in disgrazia). Ma avrebbero tranquillamente potuto essere tre. Il film si perde in una miriade di trame e sottotrame. Quando sembra che la fine sia vicina, si scopre che in realtà mancano ancora due ore. Ma togliendo gli eccessi si perde ciò che rende speciale il film, cioè il suo glorioso e grandioso ipertrofismo. Peter Bradshaw,The Guardian
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1401 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati